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488. A Francesco Cancellieri.
[s.d., ma Roma, gennaio 18231

Ill.mo Sig.re Abate Padrone ed Amico. Le rimando coi miei ringraziamenti le Memorie Mariniane} La speranza di poterle riportare io medesimo, me le ha fatte ritenere più del conve- niente. Mio zio m’ha riferito da sua parte, quanto Ella s’è com- piaciuta di operare col sig. Ab. Rezzi, e la risposta che ne ha ricevuta. Sarei stato subito in persona da Lei a ringraziarla, ed avrei anche proccurato di vedere il Signore Abate, ma non avendo potuto nè potendo muovermi di casa, nè anche, si può dire, di camera, per una maledetta piaga cagionatami da un gelone a un piede, supplisco come posso per lettera, e rendo infinite grazie a Lei, pregandola di assicurare l’Ab. Rezzi2 che assumo di buonissima voglia quest’incarico de’ Codici greci, e che appena sarò in stato di muovermi, avrò tutto l’impegno di soddisfare il mio assunto. Ella mi conservi la sua benevolenza, che mi fu e sarà sempre preziosissima, e mi onori de’ suoi comandi.

489. A Carlo Leopardi.
Roma 6 del 1823.

Caro Carlo Se le mie lettere ti arrivano, non so: so bene che dalla tua seconda in poi, non vedo nè sento più nulla di te, la qual cosa mi dà quella pena che tu puoi, o certo dovresti immaginarti. S’aggiunge che in quest’ordinario non ho lettera di casa, ben- ch’io n’aspettassi, e non come proposta, ma come risposta. Io non so d’averti offeso, nè vedo come noi due possiamo stimare d’essere offesi l’uno dall’altro, nè credo possibile che quando anche tu avessi di che incolparmi, ti sii voluto vendicare. In