dietro. Consolami, caro amico, d’una tua risposta, e voglimi
bene, assicurandoti ch’io sono sempre verso di te quello di prima,
cioè caldissimo e costantissimo amico. Se qui o dovunque ti posso
servire in qualche cosa, comandami e adoprami come adopre-
resti te medesimo: e in qualunque caso credimi
Il tuo Leopardi
Carissimo Signor Padre.
Scrivo questa per avvisarla che ieri mi furono resi dalla posta
gli scudi dieci, e per darle nuova di me, che in questi giorni
me la passo per lo più in casa, stando con due piaghette l’una
alla mano e l’altra al piede, molto irresoluto se io le debba medi-
care o no, e che cosa converrebbe metterci. Finora non ci ho
fatto nulla: non mi danno dolore, stando fermo; e io mi con-
tento di riguardarle. Lo stampatore De Romanis mi ha propo-
sto d’intraprendere per lui una traduzione di tutte le opere di
Platone. Questo lavoro si fa contemporaneamente in Germa-
nia e in Francia nelle rispettive lingue; ed è molto desiderato
in Italia. Tutti i letterati nazionali e forestieri ai quali s’è par-
lato di questo disegno, l’hanno lodato infinitamente; lo Stam-
patore n’è invaghito, e credo anch’io che quest’impresa ben ese-
guita potrebbe far grand’onore. M’hanno consigliato di doman-
dare a De Romanis 100 scudi per ciascun tomo della traduzione,
la quale verrebbe a portare quattro o cinque tomi. Sono quasi
nell’impegno; e se le condizioni mi converranno, penso di strin-
gerlo. Mi sarà molto caro il suo parere in questo proposito. Il
freddo qui è mitigato, ma pare presto voglia riprendere il suo
rigore. Mercoldì Roma era bianca dalla neve. Saluti di tutti a
tutti. La prego in particolare de’ miei, specialmente alla cara
Mamma e ai fratelli. E baciandole la mano, mi ripeto
Suo Affino e Gratmo figlio Giacomo. |