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assurdità del sistema di questa famiglia, e le contraddizioni che vi si trovano in ogni articolo. Io credo di potere, colla debita prudenza, farle fare molte risate innocenti sopra questo propo- sito, parlandole a voce. Desidero ch’Ella s’abbia riguardo in questo inverno, che qui è considerato come straordinario, e secolare. Ed augurandole un felice cominciamento del nuovo anno, e delle fatiche della sua carica, le bacio la mano e domando la sua benedizione. Amorosissimo figlio Giacomo.

486. A Pietro Brighenti.
Roma 4 del 1823.

Caro Amico. Siete pur memore delle offese, e non volete lasciarne passar una senza rappresaglia. Vi doleste mesi fa del mio lungo silenzio: avevate ragione; vi risposi subito pregan- dovi a perdonarmi e scrivermi, ma voi mi avete voluto punire, e tacere. Lasciando gli scherzi, io son qui da circa un mese, e ci starò tutto l’inverno. Desidero infinitamente aver notizia di voi, e vi scongiuro a darmene. Vi prego ancora quanto più posso a darmi nuova di Giordani, del quale non so più nulla, da quando tornò dalla Svizzera in poi. Gli ho bensì scritto più d’una volta, benché inutilmente. Arrivato a Roma, ho inteso con sommo dispiacere dagli amici suoi, che da quell’epoca in qua, neanch’essi ne sapevano più niente. Gli sono tornato a scrivere, sperando che le lettere di qua dovessero andar meglio che quelle di Reca- nati, ma non ho avuto risposta. Vi prego con tutto il cuore e vi supplico a dirmi qualche cosa di lui. So che avete spedito a Recanati un nuovo tomo delle sue opere, pel quale vi son debi tore di paoli sei. Rispondendo all’ultima vostra, vi mandai franca per la posta la somma corrispondente al mio debito d’allora. Desidero intendere che l’abbiate ricevuta. Quantunque io mi trovi in Roma, avrò piacere che gli altri volumi delle opere Gior dani che debbono uscire, sieno spediti a Recanati come per Pad