assurdità del sistema di questa famiglia, e le contraddizioni che
vi si trovano in ogni articolo. Io credo di potere, colla debita
prudenza, farle fare molte risate innocenti sopra questo propo-
sito, parlandole a voce.
Desidero ch’Ella s’abbia riguardo in questo inverno, che qui
è considerato come straordinario, e secolare. Ed augurandole
un felice cominciamento del nuovo anno, e delle fatiche della
sua carica, le bacio la mano e domando la sua benedizione.
Amorosissimo figlio
Giacomo.
Caro Amico. Siete pur memore delle offese, e non volete
lasciarne passar una senza rappresaglia. Vi doleste mesi fa del
mio lungo silenzio: avevate ragione; vi risposi subito pregan-
dovi a perdonarmi e scrivermi, ma voi mi avete voluto punire,
e tacere. Lasciando gli scherzi, io son qui da circa un mese, e
ci starò tutto l’inverno. Desidero infinitamente aver notizia di
voi, e vi scongiuro a darmene. Vi prego ancora quanto più posso
a darmi nuova di Giordani, del quale non so più nulla, da quando
tornò dalla Svizzera in poi. Gli ho bensì scritto più d’una volta,
benché inutilmente. Arrivato a Roma, ho inteso con sommo
dispiacere dagli amici suoi, che da quell’epoca in qua, neanch’essi
ne sapevano più niente. Gli sono tornato a scrivere, sperando
che le lettere di qua dovessero andar meglio che quelle di Reca-
nati, ma non ho avuto risposta. Vi prego con tutto il cuore e
vi supplico a dirmi qualche cosa di lui. So che avete spedito
a Recanati un nuovo tomo delle sue opere, pel quale vi son debi
tore di paoli sei. Rispondendo all’ultima vostra, vi mandai franca
per la posta la somma corrispondente al mio debito d’allora.
Desidero intendere che l’abbiate ricevuta. Quantunque io mi
trovi in Roma, avrò piacere che gli altri volumi delle opere Gior
dani che debbono uscire, sieno spediti a Recanati come per Pad