Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/732

Veramente io non vi so rispondere con quella grazia che meri terebbero le vostre proposte. Non ho molto garbo nella galan teria, e di più temo che se volessi usarla con voi, la Mamma non abbruciasse le mie lettere o prima o almeno dopo di aver vele date. Se vi dicessi che v’amo di tutto cuore, questa non sarebbe un’espressione galante, ma forse peccherebbe di tene- rezza. Sicché quanto ai sentimenti dell’animo mio verso di voi, per non errare in qualche termine, lascio che voi medesima ne siate l’interprete, e in questo ufficio vi faccio mia plenipoten- ziaria. Credo di aver detto abbastanza. Baciate la mano per me alla Mamma e al Papà, al quale direte che gli ho scritto coll’ul- timo ordinario, e col medesimo ho ricevuto due sue, l’una a pronto corso, l’altra dei 13, giunta qui fino dai 15. Marietta c Giovannina2 vi salutano caramente. E voi salutate per me Carlo e Luigi, e baciate Pietruccio, avvisandolo che io soddisfa- rò alla promessa che gli ho fatta, subito che sarò in caso d’uscire a mio piacere. Addio, cara Paolina; vogliatemi bene e date da mia parte il buon capo d’anno alla Zia Isabella,5 che si compiacque poco fa di mandarmi i suoi saluti. Se non vi parrà troppo ardire, fate per me gli stessi auguri alle Cugine, e salutate il zio Peppe. Felicitate ancora il Papà del suo ingresso al nuovo Ufficio. Non vi maravigliate se non mi stendo di più, perchè l’abbondanza delle cose che vi potrei dire, produce il solito effetto del troppo, cioè ch’io non so scegliere, nè determinare quello che più con- venga di scrivere. Parlando a voce, ogni cosa avrà il suo luogo. Sono anche molto occupato, perchè questi Signori non mi per- mettono di lasciare gli studi, anzi ho dovuto più scrivere in un mese, ch’io non era solito di fare in due; e mi conviene anche usare più d’una lingua, il che è fuori affatto della mia consue- tudine.4 Mi raccomando alla fortuna, ch’io non dica e scriva più spropositi che parole. Addio; guardatevi da questo diabo- lico inverno, e per amor mio, cacciate alla meglio i pensieri malin- conici. Vi ringrazio della descrizione che mi fate del nuovo tomo Giordani. Io non l’aveva ancora veduto. Di nuovo, stammi alle- gra, che te ne prego; e io vedo per esperienza propria e certis- sima, che l’allegria e la melanconia sono frutti d’ogni paese.