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soverchieria, le descrivessi l’opera d’Argentina che vedemmo ier sera, ma queste descrizioni non fanno per Lei nè per me, l’Opera è nuova, del M.ro Caraffa: ' non mi parve gran cosa, benché avesse un incontro sufficiente. I politici di qui tengono per certa la guerra di Spagna e Francia, e molti vogliono, ma non so con qual fondamento, che le ostilità siano cominciate. La prego de’ miei amorosi saluti alla Mamma e ai fratelli, e baciandole la mano con tutta l’anima, mi confermo

Suo riconoscentissimo figlio
Giacomo.

Roma 27 Decembre 1822

481. A PlERFRANCESCO LEOPARDI.
[Roma 27] Decembre 1822.

Caro Pietruccio Vi ringrazio della memoria che avete di me, della lettera che mi scrivete, delle galanterie che mi domandate, e in somma di tutto. La posta mi ha ritardato la vostra lettera. Se l’avessi avuta più presto, avrei avuto tempo di consegnare qualche cosetta per voi a Mandolino,1 il quale o è partito, o parte domani. Oggi è festa, e non si trova nessuna bella cosa da comprare. Ma se domani si potrà fare a tempo, vedrete che Mandolino vi porte- rà qualche regalo. Se no, non dubitate che troverò qualche altra occasione, e presto sarete contento. Dovevate dirmi come sta- vate, e se eravate guarito, perchè so che siete stato male. Ma me lo direte un’altra volta, o me lo farete dire dal vostro Segreta- rio,2 al quale ho scritto, e voglio che lo salutiate da parte mia, e diate il buon anno a lui, a Carlo, a Paolina, e specialmente al Papà e alla Mamma. Dite a Paolina che quest’altro ordinario le scriverò. Mangiate e dormite bene, e seguitate a studiare, per- chè quando io torno, vorrei che sapeste scrivere come una penna d’Oca. Addio, v’abbraccio, e vi do tanti e tanti baci. E voi ba- ciate forte i fratelli per me, e la mano a Babbo e a Mamma.