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ho conosciuto nè guardia nè Spada nessuna. Ho ben conosciuto quel fenomeno di Menicuccio Melchiorri;1 e pratico tuttogior- no con quel coglione di Peppe, che invita mezzo mondo a met- tergli tre braccia di corna. Ma per quanto pessima idea possiate aver della moglie, non è possibile che arriviate a concepire che razza di donna misera e nulla sia questa. Figuratevi una servac- cia sciocchissima, bruttissima, goffissima, senza una grazia negli occhi o nel portamento o in alcuna parte della persona, senza una parola in bocca, in somma senza un attrait immaginabile al mondo; e tutto questo, essendo puttana, o se non altro, civetta. Io non conosco le puttane d’alto affare, ma quanto alle basse, vi giuro che la più brutta e gretta civettina di Recanati vale per tutte le migliori di Roma. Ilo conosciuto parecchi di questi furbi e di questi bravi. Flanno più franchezza e più parole, ma quanto al saper fare e cavare i ragni dai buchi, cederebbero tutti quanti ai Galamini. Un Condulmari2 si mangerebbe tutta Roma viva viva in un boccone. Confermatevi pure nel vostro pensiero che un buono e compito Marchegiano vale per mezzo mondo. Io me n’accorsi fin da Spoleto,5 paragonando quei Marchegiani che v’erano a tavola, con altri pur giovanotti e galanti, nativi d’altre parti. Cancellieri mi diverte qualche volta con alcuni rac- conti spirituali, verbigrazia che il Card. Malvasia b.m. metteva le mani in petto alle Dame della sua conversazione, ed era un débauché di prima sfera, e mandava all’inquisizione i mariti e i figli di quelle che le [sic] resistevano ec. ec. Cose simili del Card. Brancadoro, simili di tutti i Cardinali (che sono le più schifose persone della terra), simili di tutti i Prelati, nessuno de’ quali fa fortuna se non per mezzo delle donne. Il santo Papa Pio VII deve il Cardinalato e il Papato a una civetta di Roma. Dopo essere andato in estasi, si diverte presentemente a discor- rere degli amori e lascivie de’ suoi Cardinali e de’ suoi Prelati, e ci ride, e dice loro de’ bons-mots e delle galanterie in questo proposito. La sua conversazione favorita è composta di alcuni secolari, buffoni di professione, de’ quali ho saputo i nomi, ma non me ne ricordo. Una figlia di non so quale artista, già favo- rita di Lebzeltern,'1 ottenne per mezzo di costui, e gode pre-