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tare così al largo, come s’abita in questi palazzi, e come si cam- mina in queste strade, piazze, chiese; non basterebbe il globo a contenere il genere umano. Quanto alla prima domanda siete soddisfatta. Alle altre risponderò con più comodo. Salutate il Papà, baciategli la mano per me, ditegli che ho ricevuto la sua del 29 passato, che eseguirò le sue commissioni circa la Con- tessa Mazzagalli e il Padre Trachini, che l’altra circa l’Avv. Fusconi è già eseguita, che il danaro e il panno della March. Roberti è consegnato da più giorni, che io sto bene, e così tutti i miei ospiti, i quali, e in particolare i Zii, salutano lui e la Mamma. Ilo ricevuto anche la lettera della Mamma; salutate anche lei, e datele un bacio. Dite a Carlo che qualunque sia il baule di cui parla Luigi, la mia testa non istava sopra il baule, ma che un altro baule, del quale io intendo di parlare, l’ebbi sempre di dietro. A Luigi, e Pietruccio, a Don Vincenzo ec. salute e benedizione. Non ho adempiuto i vostri comandi, ma col tempo si farà tutto. Voglimi bene e sta bene. Aspetto let- tera di Carlo con quest’ordinario, e tua fra una settimana. Addio. Marietta ti saluta. Addio.

466. A Carlo Leopardi.
[Roma] 6 Dicembre [1822]

Carlo mio. Quei dubbi che mi laceravano, non erano certo che tu fossi per avermi dimenticato, perchè quando anche ciò potesse accadere o fosse accaduto, io era ben certo che non poteva essere se non per momenti. Ma io stava in grandissimo batticuore sullo stato dell’animo tuo verso di te, e delle tue cir- costanze, e questo pensiero mi pungeva infinitamente quel primo giorno ch’io ti lasciai, e ch’io mi dipingeva alla fantasia tutto il nero, tutto il freddo, tutto il morto dell’abbandono in cui ti trovavi. E non potendo altro, la mattina del giorno seguente, pregai molto la moglie del Fattore di Tolentino, che avendo occa- sione, facesse arrivar le mie nuove e i miei saluti a te, ed agli