aggiugnere una quantità di inedite. Questo lavoro verrebbe a formare
un Appendice [sic] alle Copiose Raccolte del Grutero, Reinesio,
Fabretti, Boissardo, Doni, Gudio, Muratori, Donato ecc. Voi adun-
que potete aiutarmi col consiglio primieramente, e coll’opera, dandomi
notizia di cose, che risguardar possano questi due lavori. Se mai fra’
i vostri libri aveste una qualche edizione di Varrone mi fareste grazia
di scrivermene l’indicazione, poiché mi ponno servire di lume. In altra
poi vi darò ragguaglio migliore di queste cose. Intanto sappiate che
Mons.r Mai ha finalmente pubblicata la cotanto desiata Republica di
Cicerone.’ Non sono capace al certo di darvene giudizio, ne [sic] ho
ancora potuto sentire quello degli altri. Subito però, che sappia qual-
che cosa, ve ne renderò inteso. Vi accludo una Canzonetta del mio
amico Visconti fatta in occasione della recente nascita della mia bam-
bina, qual poesia se non m’inganno sembrami dello stile del Savioli.
Voi potrete darmene miglior giudizio. Non vi voglio tediare d’avvan-
taggio, con queste mie ciancie. Più presto mi giugneranno vostre let-
tere, e più mi saranno gradite. Salutatemi il Fratello, ed i Zii. Com-
mandatemi qualche volta, che mi farete piacere, e credetemi intanto
costantemente
Vostro Affmo Cugino.
G. Melchiorri
Carlo mio. Se tu credi che quegli che ti scrive sia Giacomo
tuo fratello, t’inganni assai, perchè questi è morto o tramor-
tito, e in sua vece resta una persona che a stento si ricorda il
suo nome. Credi, Carlo mio caro, che io son fuori di me, non
già per la maraviglia, chè quando anche io vedessi il Demonio,
non mi maraviglierei: e delle gran cose che io vedo, non provo
il menomo piacere, perchè conosco che sono maravigliose, ma
non lo sento, e t’accerto che la moltitudine e la grandezza loro
m’è venuta a noia dopo il primo giorno. E perciò s’io ti dico
d’aver quasi perduto la conoscenza di me stesso, non pensare