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457. Di Giuseppe Melchiorri.
Roma 23. Novembre 1822.

Carmo Cugino. Dopo la dolorosissima perdita,1 che tanto altamente ne ha contri- stati, non ho avuto coraggio bastevole a riprendere la penna, onde par- larvi di Lettere, mentre son certo che ancor voi avrete avuto non meno dolore, per questo lagrimevole caso. Ora ritorno a scrivervi, e pregovi di recar conforto in qualche modo al mio spirito, col farmi dinuovo rivedere i vostri caratteri; picciolo compenso è vero, ma a me però graditissimo. Il mio stato di salute non è in genere cattivo, ma il colpo improviso che piombò sul mio animo di recente, mi ha tolto gran parte dell’antica mia ilarità, e trovomi anche talvolta infastidito dalle con- vulsioni nervine, che erano da pria quasi estranee al mio fisico. Ciò credo esser cagionato appunto dal primiero stato tranquillo del mio animo, che mai aveva ricevuto sensazioni dolorose cotanto, per cui anche il fisico ora ne soffre non poco. A voi dunque si sta il porgere qualche alleviamento alla mia malinconia con farmi vedere qualche volta i vostri caratteri, e darmi notizia del vostro stato di salute. I lo ripreso i miei studj ma sul principio non vi trovavo quel piacere di pria, poiché non alleggerivano punto il mio cordoglio. Ora poi, che il dolore ha dovuto di necessità dar luogo alla ragione, ho riassunto le mie fatiche, le quali mi riescono gratissime, sollevandomi dalla tristezza. Per dar- vene conto vi dirò, come due sono i travagli, che mi occupano al pre- sente. Il primo si è una nuova edizione dell’opera di Varrone de Lin- gua Latina,2 la quale è mancante nel testo, e ne’ commenti, tanto grammaticali, che eruditi. Per il testo oltre quasi tutte le migliori edi- zioni, ho il confronto, che vengo facendo con i Codici Vaticani, ed altri Romani, non che quello del famoso Codice di Varrone, che esi- ste alla Laurenziana, e che è il padre di tutti gl’altri. Le note poi gram- maticali saranno in gran parte nuovissime, poiché a riserva di pochis- sime cose dette da Turnebo, Popma, Gottofredo, Scaligero, e Vastranio Mauro, non abbiamo altro. La parte poi erudita è stata trascurata del tutto, e non poche cose vi sono da dire sopra la Romana Topografia, e su i costumi. L’altro lavoro, che m’interessa non meno, si è la Rac- colta di tutte le antiche Iscrizioni edite dal 1765 in poi, cioè dopo il supplemento del Donato al Tesoro di Muratori, alle quali ne’ potrò