Scrivo a voi di penna, troppo occupato nell’apparecchio per il vicino
movimento della mia gran caravana. Ricevete intanto e fate gradire
ai vostri le proteste del più leale attaccamento, con cui sono
V.° Affmo Zio.
Carlo Antici
444. |
Di Ferdinanda Melchiorri. |
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Caro Nepote
Un secolo fà ci scrivevamo qualche volta, adesso nò e pche? Io vi
amo, dque non può essere per deficienza d’affetto, voi mi amate io
spero, dque nemmeno in voi sarà per questa ragione, in poche parole
da ambo le parti esser deve pigrizia, io la scuoto per parte mia fate
di far voi altrettanto. Da Peppe ho le vfe nuove, non mi basta però
voglio vedere li vfi caratteri, esso mi disse che voi mi avevate scritto,
io però non ho avuto vfe Lettere da tempo immemorabile, la stessa
fortuna ho con vfo Padre al quale di più ho scritto senza avere rispo-
sta mai. Pazienza, discorriamo di voi. Se volete farmi cosa grata scri-
vetemi qualche volta. Sapete pure che la mia consolazione è grande
di parlar con voi anche da lontano, non mi curo di lunghe dicerìe, mi
basta di veder il vfo buon cuore e l’espressioni del med.° a mio
favore, le mie non sò palesarvele essendo più grandi di quello che possa
contenerle un Foglio. Ditele a voi stesso e assicuratevi che io vi accon-
sento per quanto sieno esse grandi. La mia salute è stata da qualche
giorno alterata, ma poco conto ne ho fatto essendo assuefatta a sof-
frire. Mille cose... a chi poi!... A chi si ricorda di me in Casa vfa,
vogliamo dire caro Giacomo che tu parlerai spre solo a te stesso di
me! Basta. Saluti a tti. Il Cav.c Nanna Peppe ti salutano, io sono
la tua Zia Affma