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Scrivo a voi di penna, troppo occupato nell’apparecchio per il vicino movimento della mia gran caravana. Ricevete intanto e fate gradire ai vostri le proteste del più leale attaccamento, con cui sono V.° Affmo Zio. Carlo Antici

444. Di Ferdinanda Melchiorri.
Roma 29. Maggio 1822.

Caro Nepote Un secolo fà ci scrivevamo qualche volta, adesso nò e pche? Io vi amo, dque non può essere per deficienza d’affetto, voi mi amate io spero, dque nemmeno in voi sarà per questa ragione, in poche parole da ambo le parti esser deve pigrizia, io la scuoto per parte mia fate di far voi altrettanto. Da Peppe ho le vfe nuove, non mi basta però voglio vedere li vfi caratteri, esso mi disse che voi mi avevate scritto, io però non ho avuto vfe Lettere da tempo immemorabile, la stessa fortuna ho con vfo Padre al quale di più ho scritto senza avere rispo- sta mai. Pazienza, discorriamo di voi. Se volete farmi cosa grata scri- vetemi qualche volta. Sapete pure che la mia consolazione è grande di parlar con voi anche da lontano, non mi curo di lunghe dicerìe, mi basta di veder il vfo buon cuore e l’espressioni del med.° a mio favore, le mie non sò palesarvele essendo più grandi di quello che possa contenerle un Foglio. Ditele a voi stesso e assicuratevi che io vi accon- sento per quanto sieno esse grandi. La mia salute è stata da qualche giorno alterata, ma poco conto ne ho fatto essendo assuefatta a sof- frire. Mille cose... a chi poi!... A chi si ricorda di me in Casa vfa, vogliamo dire caro Giacomo che tu parlerai spre solo a te stesso di me! Basta. Saluti a tti. Il Cav.c Nanna Peppe ti salutano, io sono la tua Zia Affma