ho potuto ricusarmi di scriverlo, e publicarlo. Avrò piacere, che in ami-
cizia, e senza riguardo alcuno mi diate il vostro sentimento, che mi
sarà graditissimo. Ricordatevi delle nostre Effemeridi. Datemi nuove,
di vostra salute, quale vorrei migliore, e perciò vi consiglio a non
applicar tanto, ed a frenare il vostro ardore per lo studio: da spatium,
tenuemque moram: poiché la salute deve guardarsi più d’ogni altra cosa.
Mammà stà bene, e vi saluta. Avrete questa mia dal Cugino Gala-
mini,1 del quale mi è stata graditissima la compagnia in questi pochi
giorni, che ha qui fatto dimora. Perdonate al tedio, che vi arreco, con
le mie importunità. Fatemi avere spesso i vostri caratteri. Saluti al fra-
tello Carlo, a tutti di Casa. Amatemi, e credetemi a tutta prova
Vostro Affmo Cugino
G. Melchiorri
438. |
Di Giuseppe Melchiorri. |
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Carmo Cugino.
Vi scrissi nell’ultima mia ricapitatavi da Galamini, che non avevo
ricevuta risposta, e fù vero, poiché ieri tornando dinuovo all’officio
della Posta onde cercare se vi fossero mie Lettere, mi fù consegnata
la vostra ultima,1 che giunta il di 28. dello scorso Aprile, non mi ave-
vano mai data. Vi sono però obligatissimo della premura, che vi pren-
deste in quella di rispondere analogamente alle mie inchieste. Circa
il mio opuscolo a quest’ora l’avrete già ricevuto, e seguendo il vostro
consiglio non penso di farne motto ad Acerbi. Se vorrà parlarne, lo
farà di propria volontà, mentre sò che a Milano, ve ne sono andati
parecchi esemplari.
Ho gradito moltissimo le nozioni, che mi avete favorito sulla Iscri-
zione, che vi trasmisi, e trovo savissime le vostre riflessioni, delle quali
farò uso a suo tempo. Sono anche io di parere con voi, che l’Iscri-
zione sia lavoro di un Latino, poiché non è supponibile, che prove-
nuta fosse ab antiquo dalla Cilicia. Ma siccome nel tempo istesso che
l’aggiunto di Augustano, ci toglie ogni dubbiezza sull’Epoca al di sotto
di Augusto; in quel Epoca [sic], non solo si conosceva, ma si aveva
quasi in moda la Greca favella, e bisogna pur dire, che vi furono di
Lutti i tempi dei Quadratari buoni, e cattivi, ed a questa sola cagione