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436. Di Giuseppe Melchiorri.
Roma 20. Aprile 1822.

Cugino Carmo Sono rimasto soddisfattissimo nel leggere i vostri caratteri, nei quali scorgo quanta sia la vostra bontà, e gentilezza verso di me, e gradisco l’offerta, che mi fate dei vostri aiuti da me richiesti, e dei accordatimi cortesemente. Pongo intanto a profitto subito il vostro buon cuore, con pregarvi tosto di un favore. Bramerei sapere a posta corrente se continuate ad aver corrispondenza con gl’Editori dei giornali Lette- rari Milanesi, massime col Sig. Ab. Acerbi Editore della Biblioteca Italiana. Essendo per pubblicare in questi giorni un opuscolo riguar- dante la descrizione della Grecia di Pausania,1 avrei sommo piacere, che venisse quegli inserito in uno dei Giornali Milanesi, o intero, o in Estratto. Qualora voi possiate giovarmi colà pregovi di farmene inteso al più presto, onde possa subito publicato inviarvene qualche esemplare, assicurandovi che ve ne sarò graditissimo. Godo che il vostro Genio si eserciti, ma son spiacente, che lo fac- cia talvolta con dolore. Abbiatevi cura perciò, e pensate di conservare la vostra salute, cara a tutti quelli, che vi amano. La Mamma vi saluta, e dice non aver mai ricevute vostre lettere, quali gli sarebbero gradi- tissime; vi prego perciò a renderla contenta. Deggio darvi i saluti del nro amatissimo Cancellieri, che indefesso mai sempre ad arricchire il publico di nuove opere, stà ora conducendo a termine la interessante Istoria dei Lincei, come voi forse saprete. Vi riverisce ancora D. Nata- naele Fucili, che vedo ogni mattina alla Biblioteca Angelica, ove egli viene a svolger libri, come io pure mi faccio. Caro Giacomo non cre- diate che letteraria ambizione, o desiderio di nominanza mi spinga a sudare su i libri, ma soltanto la brama di contentare un mio genio par- ticolare per questi studi; e di allontanare l’ozio, funesta sorgente dei vizi. Del resto se i miei scritti vengono compatiti, sono contento ma non superbisco; se non incontrano, sono come prima allegro, e di buon umore, e mi consolo di non aver perduto il mio tempo senza far nulla. Ciò dico, non perchè ancora mi sia avvenuto, ma perchè voglio esser preparato ad un caso, che procede da una eventualità facilissima. Non voglio tediarvi però d’avvantaggio. Mille saluti al Fratello, a tutti di Casa. Amatemi, e credetemi Vro Affmo Cugino. G. Melchiorri