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435- A Giuseppe Melchiorri. Recanati 15 Aprile 1822. Cugino Carissimo Ebbi e lessi con molto piacere la prima vostra alla quale risposi subito, e con altrettanto la seconda alla quale rispondo con que- sta. Che l’altra mia si smarrisse, mi dispiace, non per la lettera in se, ma pel desiderio che voi gentilmente ne dimostrate. Non ripeterò le cose ch’io vi diceva allora intorno ai vostri studi, perchè m’avvedo benissimo che non avete bisogno d’incitamenti; e d’ammaestramenti, se n’abbisognaste (che tutti per verità n’ab- bisognano), non potrei soddisfarvene io. Mi rallegra molto il sentirvi così occupato e così ardente in questa carriera: e quanto agli aiuti che mi domandate, se son capace d’aiutarvi, m’offro interamente ai vostri servizi; ma non accetto le lodi che mi date; e per amor del vero, vi consiglio a detrarre qualche cosa della stima che fate di me, o che mostrate di fare. Circa quello che mi proponete relativamente a coteste Effemeridi, risponderò con altro ordinario, perchè presentemente son dietro a termi- nare certe bagattelle che dovrebbero essere in punto dentro que- sto mese, e mi tengono molto occupato; oltre al solito impedi- mento degli occhi e della testa, che non mi lasciano studiare se non quanto piace loro. E queste ragioni desidero che mi scu- sino anche della brevità e della tardanza della presente. Ricor- datemi alla Mamma, la quale non so se mi creda più al mondo. Datemi nuove della salute sua (come anche della vostra), e ditele che ho risposto sempre alle sue lettere, e scrittole ancora spon- taneamente, ma non so se le mie saranno state ricapitate. Voglia- temi bene e credetemi di cuore

Vostro Affmo Cugino.
Giacomo Leopardi