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425. Di Pietro Brighenti.
Bologna 14. Novembre i82[i]

Mio buon Amico. Con la vostra del 2 corri ho ricevuto dalla posta paoli 18. per i volumi Giordani, e ve ne ringrazio. Spererei dentro il mese corrente di distribuirne altri tre volumi. Dell’Autore vi darò nuove assai buone, ch’egli ora si è riavuto delle sue tristezze, e mi scrive che conta di tor- nar presto a Piacenza, dove mi lusingo di andarlo ad abbracciare, se la salute [e] i |parola illeggibile]' me lo permetteranno. Egli mi ha di recente incaricato di salutarvi, dicendomi però che vi ha scritto egli stesso. - Non mi sospettate mai, vi prego, nè dimentico nè freddo in ciò che riguarda la santa amicizia. Quel nome di Amico, che la molti- tudine scambia in quello di Conoscente, è per me nome sacrosantis- simo, e sappiate che il mio carattere è anzi questo: che io trascuro onni- namente la razza umana, e vivo solo per i miei amici, che sono pochi pochissimi, e non potrebbono mai aumentare a gran numero, appunto perchè io li amo svisceratamente, ed esiggo di essere con pari affetto corrisposto. E pur troppo accade che gli uomini, come le donne, si annojano e infastidiscono dell’essere amati davvero. Ciò sembra un paradosso, ma è una verità delle più dimostrate. La mia professione di fede nell’amicizia è di vivere interamente con l’amico e per l’amico; dare e ricevere senza riserva ogni prova di amicizia, che le circostanze esiggano; e finalmente averne conforto di consigli e d’indulgente orrec- chio, allorquando l’animo travagliato ha bisogno di alcuno col quale liberamente sfogarsi, e dividere dirò così gli affanni che ne tormen- tano. Di questi amici non si può sperare di averne molti, nè troppo fiduciosamente andarne in traccia. Però vi persuaderete, che se mi è dato di averne trovato uno in Voi, io debba essere ardentissimo nel- I’amarlo, e nel desiderio di conservarmelo. Che se poi vi è sembrato che io manchi in amicizia perchè qualche volta di rado, o qualche volta brevemente vi scriva, non ve ne maravigliate. Noi non ci conosciamo eli persona, e ciò soventi volte mi tiene agitato, e timoroso di non riu- scirvi colle mie lettere così alla buona, e i miei sensi alla semplice, o fastidioso, o dappoco. Voi siete nobile e Letterato: due qualità che io non ho, e non avrò mai; perchè Letterato non sono più in tempo di farmi, e nobile è grado che non conviene alla mia trista fortuna,