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Di Pietro Brighenti. |
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Bologna 14. Novembre i82[i] |
Mio buon Amico.
Con la vostra del 2 corri ho ricevuto dalla posta paoli 18. per i
volumi Giordani, e ve ne ringrazio. Spererei dentro il mese corrente
di distribuirne altri tre volumi. Dell’Autore vi darò nuove assai buone,
ch’egli ora si è riavuto delle sue tristezze, e mi scrive che conta di tor-
nar presto a Piacenza, dove mi lusingo di andarlo ad abbracciare, se
la salute [e] i |parola illeggibile]' me lo permetteranno. Egli mi ha di
recente incaricato di salutarvi, dicendomi però che vi ha scritto egli
stesso. - Non mi sospettate mai, vi prego, nè dimentico nè freddo in
ciò che riguarda la santa amicizia. Quel nome di Amico, che la molti-
tudine scambia in quello di Conoscente, è per me nome sacrosantis-
simo, e sappiate che il mio carattere è anzi questo: che io trascuro onni-
namente la razza umana, e vivo solo per i miei amici, che sono pochi
pochissimi, e non potrebbono mai aumentare a gran numero, appunto
perchè io li amo svisceratamente, ed esiggo di essere con pari affetto
corrisposto. E pur troppo accade che gli uomini, come le donne, si
annojano e infastidiscono dell’essere amati davvero. Ciò sembra un
paradosso, ma è una verità delle più dimostrate. La mia professione
di fede nell’amicizia è di vivere interamente con l’amico e per l’amico;
dare e ricevere senza riserva ogni prova di amicizia, che le circostanze
esiggano; e finalmente averne conforto di consigli e d’indulgente orrec-
chio, allorquando l’animo travagliato ha bisogno di alcuno col quale
liberamente sfogarsi, e dividere dirò così gli affanni che ne tormen-
tano. Di questi amici non si può sperare di averne molti, nè troppo
fiduciosamente andarne in traccia. Però vi persuaderete, che se mi è
dato di averne trovato uno in Voi, io debba essere ardentissimo nel-
I’amarlo, e nel desiderio di conservarmelo. Che se poi vi è sembrato
che io manchi in amicizia perchè qualche volta di rado, o qualche volta
brevemente vi scriva, non ve ne maravigliate. Noi non ci conosciamo
eli persona, e ciò soventi volte mi tiene agitato, e timoroso di non riu-
scirvi colle mie lettere così alla buona, e i miei sensi alla semplice, o
fastidioso, o dappoco. Voi siete nobile e Letterato: due qualità che
io non ho, e non avrò mai; perchè Letterato non sono più in tempo
di farmi, e nobile è grado che non conviene alla mia trista fortuna,