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perchè infatti non mi avevate risposto prima, e la vostra rego- letta non vi ha ingannato. Mando per la posta se. 1.80. di mio debito. Da Giordani tornato a Milano ebbi lettera che mi conso- lò moltissimo, benché si lamenti ancora della sua testa.1 Avrò molto caro che lo rivediate, e lo confortiate anche da parte mia che si faccia coraggio, e speri bene, e si diverta più che può, solo rimedio de’ suoi mali e de’ miei. Che vi piaccia la solitu- dine, ve ne lodo fino a un certo segno. A me piace moltissimo la compagnia quando son solo, e la solitudine quando sono in compagnia, la qual cosa per verità succede di rado, con danno della mia povera testa, che da circa tre anni domanda il ben servito. Pazienza fin che son qui, e sarò qui finché il diavolo non imparerà la Dottrina Cristiana per invogliarsi di far le opere di misericordia; che allora forse mi caverà di questa prigione. 0 questo carnevale, o a primavera credo che verrò, come vi scrissi, alla volta vostra, e non mancherò di avvisarvi e di far quanto sarà in me per vedervi, abbracciarvi, e dirvi che v’amo, ma da vero, e non già come amano le donne, o come s’amano 1 principi, o quegli amici che, secondo il detto di Socrate, nep- pur si sanno contare.2 Abbiatevi cura, e fatemi sentire che siete guarito della costipazione. Tenetemi per uno de’ pochi e de’ rari in fatto d’amicizia, e ricordatevi di me un tantino più spesso di quello che par che facciate. Addio, caro, addio. Il vostro Leopardi

423. Di Ignazio Guerrieri.
[Fermo 2 Nov.e 1821]

Pregiatmo Sig.1 Giacomo Fio avuto dalla Posta franco il mio Ms. Io le sono estremamente tenuto della sofferenza provata nella lettura del medesimo. Mi è doluto assai, che sia tanto scorretto quanto ho dovuto riconoscere io mede- simo. Ma che cosa vuol fare? Qui abbiamo amanuensi pinguissimae Nlinervae, che non san distinguere l’acquerel dal mosto cotto. Io usai la dabbenaggine di dar fede al Copista, che mi assicurò esser la Copia