perchè infatti non mi avevate risposto prima, e la vostra rego-
letta non vi ha ingannato. Mando per la posta se. 1.80. di mio
debito. Da Giordani tornato a Milano ebbi lettera che mi conso-
lò moltissimo, benché si lamenti ancora della sua testa.1 Avrò
molto caro che lo rivediate, e lo confortiate anche da parte mia
che si faccia coraggio, e speri bene, e si diverta più che può,
solo rimedio de’ suoi mali e de’ miei. Che vi piaccia la solitu-
dine, ve ne lodo fino a un certo segno. A me piace moltissimo
la compagnia quando son solo, e la solitudine quando sono in
compagnia, la qual cosa per verità succede di rado, con danno
della mia povera testa, che da circa tre anni domanda il ben
servito. Pazienza fin che son qui, e sarò qui finché il diavolo
non imparerà la Dottrina Cristiana per invogliarsi di far le opere
di misericordia; che allora forse mi caverà di questa prigione.
0 questo carnevale, o a primavera credo che verrò, come vi
scrissi, alla volta vostra, e non mancherò di avvisarvi e di far
quanto sarà in me per vedervi, abbracciarvi, e dirvi che v’amo,
ma da vero, e non già come amano le donne, o come s’amano
1 principi, o quegli amici che, secondo il detto di Socrate, nep-
pur si sanno contare.2 Abbiatevi cura, e fatemi sentire che
siete guarito della costipazione. Tenetemi per uno de’ pochi e
de’ rari in fatto d’amicizia, e ricordatevi di me un tantino più
spesso di quello che par che facciate. Addio, caro, addio.
Il vostro Leopardi
423. |
Di Ignazio Guerrieri. |
|
Pregiatmo Sig.1 Giacomo
Fio avuto dalla Posta franco il mio Ms. Io le sono estremamente
tenuto della sofferenza provata nella lettura del medesimo. Mi è doluto
assai, che sia tanto scorretto quanto ho dovuto riconoscere io mede-
simo. Ma che cosa vuol fare? Qui abbiamo amanuensi pinguissimae
Nlinervae, che non san distinguere l’acquerel dal mosto cotto. Io usai
la dabbenaggine di dar fede al Copista, che mi assicurò esser la Copia