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quanto all’uso de’ moderni non serve, e qualche volta affilandone le pun- te. Ma io non mi accorgo che predico a un gran predicatore. Scusate per carità, e donate queste mie ciancie alla nostra confidente amicizia. Il nostro Giordani è andato a Milano. Ebbi jeri l’altro sue Lettere, e m’incarica di dirvi che vi ama e vi adora sempre. Egli mi ha accluso da spedirvi l’unita Lettera, il tenore della quale lo ha molto afflitto.1 Ma pur troppo, e tremo nel dirlo, non vi è rifugio per l’uomo dab- bene. Quando penso che io conosco almeno venti ricchi che spesero 100/m. franchi per comprare un vasellame da tavola, il quale essendo tli porcellana, un’istante [sic\ può bastare a fracassarlo, o una nuova moda renderà ridicolo in pochi anni; e penso che non ne conosco uno che dasse dieci paoli in favore degli Studi, io mi arrabbio contro coloro stessi, che vanno pure ingannando la gioventù, persuadendola che dagli studi avranno onore e profitto. E notate, cosa verissima, che in tutti i governi presenti si fa il medesimo di que’ ricchi dalle porcellane di Parigi. Si gettano sacchi d’oro a funzionari pomposi, e ignoranti, e per gli studi si grida sempre che è necessaria l’economia, e che il tesoro pubblico fallirebbe se pagasse convenientemente le persone che agli studi debbono impiegarsi: intanto persino gli spioni vanno in cocchio, c sono la delizia de’ circoli dei nostri patrizj. Scrivo a Giordani le linee della vra lettera, che lo riguardano. Egli è sempre melanconico, e tristissimo, e vivo per Lui in un’affanno [sic1 continuo. Credo che se io potessi vederlo, e parlargli, riuscirei a solle- varlo, per l’amore che mi porta; ma la maledetta mia povertà m’impe- disce di muovermi. Alcuni suoi amici di qui mi avevano detto di volermi dare una trentina di scudi perchè potessi andare a trovarlo, e cercare ili condurlo in quà; ma potete figurarvi che questo nobile, e veramente lodevole pensiero di fare così piccolo sagrifizio, per uomo sì grande, ì- svanito come sogno. Se si trattasse di fare una cena, o un ballo, il pen- siero sarebbe realizzato, e si sarebbono trovati 300. scudi invece di 30. Sento dire che il mondo è sempre stato così perfido, e vile; ma rian- dando pur colla mente le pochissime memorie che ho lette delle faccen- de antiche, mi pare che vi sieno stati almeno de’ casi particolari, che onorassero le generazioni de’ nostri vecchi; al dì d’oggi io non ho da ri- cordare un esempio de’ viventi. Carrozze, cavalli, livree, pranzi, vestiti, lasto insolente, impudentissimo meretricio, poi raggiri, poi cabale, poi tradimenti, poi perfidie ec. ec. ec. ecco gl’idoli soli che tengono occu- pata la illuminata razza de’ nostri confratelli, e delle nostre consorelle, che popolano questa bellissima Italia, in questo divinissimo secolo.