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Trevisani in Roma, se gliel’avete spedita, conforme vi dissi nel- l’ultima mia, ch’egli entrava fra gli associati, e del pagamento avrei risposto io. Leggerò certo, e con molta attenzione l’elogio del vostro amico Babini, sapendo ch’è opera vostra; e ve ne ringrazio fin da ora, sebbene vi piace di fare il modesto con me. Vorrei che fosse vero che le mie lettere vi consolassero, come mi dite; ed allora non vorrei far altro che scrivervi. Ma benché non mi per- suada di potervi dare nessun conforto colle scritture, tuttavia, conoscendo la proprietà de’ cuori gentili, non discredo che vi debba piacere l’accertarvi della mia tenera ed immortale amici- zia. Alla quale potete ben credere senza ingannarvi. Seguite a volermi bene, e scrivetemi ogni volta che potrete.

402. Di Pietro Biiighenti.
Bologna 16. Maggio 1821.

Caro carissimo Amico. Sono stato in una pena diabolica per timore che fosse andata smar- rita quella mia lettera, che vi accompagnava l’altra del nostro giordani per l’Abate Maj. La vra dell’undici mi ha tranquillizzato. Spiacemi però sentire che credete svanite le speranze. Ma ricordatevi che biso- gna tener fermo, e perseverare senza stancarsi. Vedrete che finirete coll’ottenere. I grandi si vincono per la importunità molto più che col merito. E questa pur troppo una verità di evangelo. - Ho piacere che vi sia gradito il pensiero di raccogliere gli articoli della Biblioteca ita- liana. Veram.6 Giordani non li apprezza ciò che vagliono, ma io sono del parer vostro, che lo stile e la materia vanno di passo eguale per richiamare la maggiore ammirazione. E la sventura d’Italia è che niuno si mostri egualm.0 valoroso, chè allora le nostre lettere trionfereb- bono. Tocca a Voi, buon amico, il far tanto. Abbiamo bisogno di libri che si facciano leggere facilmente, e di questi manchiamo, e mancammo: però hanno avuto tanta voga fra noi i libri stranieri. Io ho fatto ogni possibile per rasserenare il nostro Giordani delle sue atroci melanconie: non ispero di riuscirne. E ostinato a non volere