zioni vi costringono a tacere con me, almeno non dimenticati-
il vostro amico, che non si dimentica certo di voi; e scrivendo
a Giordani, non tralasciate (che ve ne prego con tutto il cuore)
d’informarlo del dolore che mi porta il suo lunghissimo silen
zio, e del desiderio che tengo delle sue notizie. Datemi anche
delle vostre, se potete, e se vorrete farmi la cosa più grata che
possiate. Addio addio.
Ringrazio sommamente e voi della premura, e il nostro Gior-
dani della tanto affettuosa lettera che si è compiaciuto di scri-
vere in mio favore al Mai.1 L’ho subito mandata, ancorché le
notizie che ricevo da Roma mi levino oramai di speranza.2 Dal
tomo di Giordani che avete pubblicato, mi piace assai di vedere
che non dimenticate gli articoli della B. Italiana. Siccome io
dubitava di questo, ricordandomi della poca affezione che Gior-
dani mi dimostrò in voce verso quegli articoli, così avendogli
riletti poco fa nella B. I. e forse invidiati anche più che ammi-
rati, m’era risoluto a scrivervi che induceste Giordani anche
da mia parte, a non volerli tralasciati in nessun modo. Io penso
che se molti de’ nostri sapessero scrivere in quella maniera, non
dico solamente quanto alle parole, ma quanto alle cose; la lette-
ratura italiana seguiterebbe ad esser la prima d’Europa, come
è già poco meno che l’ultima. Ringraziate e salutate tanto il caro
Giordani, pregatelo ardentemente in nome mio che si faccia
coraggio, e ditegli, se volete, ch’io sto preparando un’operetta
in prosa, che forse non gli sarà discaro di vedere.5
Scrivendo al Conte Trissino, fatemi grazia di riverirlo da mia
parte, e dirgli che il 19 di Febbraio risposi all’ultima sua, ma
credo smarrita al solito quella risposta. I paoli sei che dite di
tenere a mio credito, servono per le tre copie Giordani spedite,
l’una a mia sorella, l’altra al March. Antici, la terza a Monsign.