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zioni vi costringono a tacere con me, almeno non dimenticati- il vostro amico, che non si dimentica certo di voi; e scrivendo a Giordani, non tralasciate (che ve ne prego con tutto il cuore) d’informarlo del dolore che mi porta il suo lunghissimo silen zio, e del desiderio che tengo delle sue notizie. Datemi anche delle vostre, se potete, e se vorrete farmi la cosa più grata che possiate. Addio addio.

401. A Pietro Brighenti.
Recanati 11 Maggio 1821.

Ringrazio sommamente e voi della premura, e il nostro Gior- dani della tanto affettuosa lettera che si è compiaciuto di scri- vere in mio favore al Mai.1 L’ho subito mandata, ancorché le notizie che ricevo da Roma mi levino oramai di speranza.2 Dal tomo di Giordani che avete pubblicato, mi piace assai di vedere che non dimenticate gli articoli della B. Italiana. Siccome io dubitava di questo, ricordandomi della poca affezione che Gior- dani mi dimostrò in voce verso quegli articoli, così avendogli riletti poco fa nella B. I. e forse invidiati anche più che ammi- rati, m’era risoluto a scrivervi che induceste Giordani anche da mia parte, a non volerli tralasciati in nessun modo. Io penso che se molti de’ nostri sapessero scrivere in quella maniera, non dico solamente quanto alle parole, ma quanto alle cose; la lette- ratura italiana seguiterebbe ad esser la prima d’Europa, come è già poco meno che l’ultima. Ringraziate e salutate tanto il caro Giordani, pregatelo ardentemente in nome mio che si faccia coraggio, e ditegli, se volete, ch’io sto preparando un’operetta in prosa, che forse non gli sarà discaro di vedere.5 Scrivendo al Conte Trissino, fatemi grazia di riverirlo da mia parte, e dirgli che il 19 di Febbraio risposi all’ultima sua, ma credo smarrita al solito quella risposta. I paoli sei che dite di tenere a mio credito, servono per le tre copie Giordani spedite, l’una a mia sorella, l’altra al March. Antici, la terza a Monsign.