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che i Corrispondenti di V.aS.a non l’abbiano fin dal principio avvi- sata, che il Sig.r Cardinale ha deciso che si faccia il Concorso a tenore delle costituzioni pontificie; e tale risposta hanno riportato tutti gli Aspiranti (e sono molti e caldissimi) che hanno chiesto il posto. Il con- corso non è stato finora aperto; ed è ora impossibile che io le dica quando vi sarà tempo, comodo, e volere di aprirlo; essendo tutto ciò estraneo a’ miei diritti, e totalmente devoluto al Card. Bibliotecario. Dissento poi pienamente da V.aS.a intorno ai motivi che mi allega di amarezze e di malinconie. E falso che Ella sia poco nota; che anzi è celebratissima. Non le accordo neppure che la gloria sia sorgente di felicità. Questa felicità (intendo quaggiù in terra) consiste, secondo me, nella salute del corpo e nella tranquillità dello spirito. V.aS.a per- ciò dee far opera di confermarsi in salute, essendo ancora in tempo per benefizio della gioventù; e non curare la gloria se non in quanto gioverà alla contentezza del di Lei animo. Tanto le scrivo in fretta in un giorno occupatissimo dalle corrispondenze; ma me le confermo di cuore Servo e Amico vero A. Mai

398. A Francesco Cancellieri.
Recanati 16 Aprile 1821.

Chiariss. Signore Padrone ed Amico stimatissimo Le notizie che V. S. ha favorito di comunicarmi intorno alla collazione già promessa del noto impiego, non mi erano giunte da verun’altra parte, e perciò tanto maggiormente le ne rimango tenuto. Le osservazioni poi che V. S. si compiace di fare in pro- posito, sono giustissime e cordialissime, ed io ne la ringrazio più di quello ch’io possa esprimere. Se però Ella conoscesse da vicino le mie circostanze, forse potrebbe concepire un’altra opi- nione. Giacché convien porre per base, ch’io non potrò mai uscire di questa miserabile città, o piuttosto sepoltura, fuorché trovando un impiego, col quale mi possa mantenere senza nes- suna, o quasi nessuna spesa dei miei. Sia per impotenza, sia mas- simamente per volontà, mio padre è infallibilmente determinato,