che i Corrispondenti di V.aS.a non l’abbiano fin dal principio avvi-
sata, che il Sig.r Cardinale ha deciso che si faccia il Concorso a tenore
delle costituzioni pontificie; e tale risposta hanno riportato tutti gli
Aspiranti (e sono molti e caldissimi) che hanno chiesto il posto. Il con-
corso non è stato finora aperto; ed è ora impossibile che io le dica
quando vi sarà tempo, comodo, e volere di aprirlo; essendo tutto ciò
estraneo a’ miei diritti, e totalmente devoluto al Card. Bibliotecario.
Dissento poi pienamente da V.aS.a intorno ai motivi che mi allega
di amarezze e di malinconie. E falso che Ella sia poco nota; che anzi
è celebratissima. Non le accordo neppure che la gloria sia sorgente di
felicità. Questa felicità (intendo quaggiù in terra) consiste, secondo
me, nella salute del corpo e nella tranquillità dello spirito. V.aS.a per-
ciò dee far opera di confermarsi in salute, essendo ancora in tempo
per benefizio della gioventù; e non curare la gloria se non in quanto
gioverà alla contentezza del di Lei animo. Tanto le scrivo in fretta
in un giorno occupatissimo dalle corrispondenze; ma me le confermo
di cuore Servo e Amico vero
A. Mai
398. |
A Francesco Cancellieri. |
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Chiariss. Signore Padrone ed Amico stimatissimo
Le notizie che V. S. ha favorito di comunicarmi intorno alla
collazione già promessa del noto impiego, non mi erano giunte
da verun’altra parte, e perciò tanto maggiormente le ne rimango
tenuto. Le osservazioni poi che V. S. si compiace di fare in pro-
posito, sono giustissime e cordialissime, ed io ne la ringrazio
più di quello ch’io possa esprimere. Se però Ella conoscesse da
vicino le mie circostanze, forse potrebbe concepire un’altra opi-
nione. Giacché convien porre per base, ch’io non potrò mai
uscire di questa miserabile città, o piuttosto sepoltura, fuorché
trovando un impiego, col quale mi possa mantenere senza nes-
suna, o quasi nessuna spesa dei miei. Sia per impotenza, sia mas-
simamente per volontà, mio padre è infallibilmente determinato,