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la quale mi tiene sì amareggiato, ed oppresso, e pieno di nojose cure, che non so spesso appena se io viva. Mi è stato di sommo dolore intendere, che non vi giugnesse quella Lunghissima mia Lettera, nella quale io aveva dato luogo a sfoghi ami- chevoli, e confidenti. Chi sa in quali mani è andata? Ma io caro amico, non tornerò più a ripeterla: perchè se quella andò smarrita, io debbo temere, che anderebbe ancora questa, ove riferisse le cose medesime. Vi serva però che tutto il danno è mio, poiché non era se non un rac- conto relativo alla mia situazione. Speriamo che un qualche giorno potremo vederci, e conoscerci davvicino. Oh! quante cose ci avremmo da dire. Mi pare che accadrebbe ciò che mi accadde una volta con gior- dani, e fu, che incontrandoci dopo lunga assenza, ci ponemmo a par- lare fra noi due, che erano le nove ore della sera, e quando ci alzammo per andare in Letto, ci accorgemmo che era già fatto giorno chiaro. E veramente nessun piacere è paragonabile a quello di trovarsi con un’amico [sz'c] del cuore, col quale disfogare liberamente l’animo, e ascoltarne il ricambio. Sulla Biblioteca universale ho scritto a Milano, e ne aspetto rispo- sta, che sarò poi a comunicarvi. E uscito da Firenze un primo volume di un’Antologia, sotto il qual titolo gli Editori si propongono di recare agl’italiani una raccolta degli squarci più interessanti che si leggono nei giornali Letterari di francia, e d’Inghilterra. Avrete avuto per l’ul- timo corriere i fascicoli arretrati dell’Abbreviatore. L’ultimo fascicolo si darà in appresso, e poi prenderemo riposo da questo lavoro, per tutto quest’anno, mentre non so neppur’io cosa diamine risolverò, in tante angustie orrendissime. La raccolta delle opere di Giordani è tutta completa: ma non ne posso imprendere la Stampa, se prima non si prepara la somma conve- niente ad eseguirla. Spero però che tra breve riuscirò a cominciarla, e ne sarete avvertito. Vi prego, mio egregio, e amatissimo amico, a continuarmi la vra cara benevolenza. Io non ho altro ristoro nel mondo che quello di sapere che vivo nella tenerezza de’ miei amici. Addio. il vro Brighenti