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Dopo però di questa predica che condonerete all’amor mio vero e sincero, non crediate che io ricusi di aiutarvi in ciò che posso. Nò Caro Nepote mio, mio Caro Amico, credete pure che nel cuor mio trovate quello di una Madre, e ve lo farò vedere, purché però possano li miei uffici esser giovevoli. Io parlerò con Persona che possa aprirmi la strada a consolarvi e lo farò quanto prima. Voi però promettetemi, prima, di abbandonare la vra malinconia, e poi di esser paziente se subito non si ottiene ciò che si cerca pchè niuna cosa è senza difficol- tà. Fidatevi di me, vi assicuro che ho tta la premura per voi, e che non cesserò di informarvi di quello che opero a vro vantaggio. Opererò con più coraggio, pchè vro Padre med." mi diede libertà di farlo, pchè voi me lo confermate, pchè vi amo teneramente. Stiamo però ai patti voi tranquillizzatevi e rispondetemi subito per quiete del mio Spirito. La mia tranquillità la veggo ancor lontana, credi mio Caro Gia- como, la perdita da me fatta2 ha operato un grande sconvolgimento nel mio animo, io non mi conosco più, ho spre una tetraggine interna che mi opprime, e che io procuro nascondere per quanto è possibile a t!i ma non basta per nasconderla a me stessa, il tempo solo potrà sanare questo mio cuore troppo sensibile, e tu porgi voti al Cielo per ottener questa pace per me. Amami, ed il tuo amore fammelo cono- scere col prestare obbedienza a’ miei consigli. Addio. Saluta tti e credimi la tua Affina Zia Ferdinanda.

373. A Pietro Brighenti.
Recanati 19 Gennaio 1821.

Ricevo la vostra dei 10. caro ma scarso compenso alla per- dita dell’altra 27. Die. la quale mi dite ch’era lunghissima, e tanto più mi avrebbe piaciuto e rallegrato. Bisogna bene ch’io sia sfortunato in ogni cosa, perchè sebbene le mie lettere si per- dano tutto giorno, quelle però che vengono a me, non sogliono smarrirsi. Ma ora la disgrazia è andata a cadere appunto in quella lettera che più importava. Proccurerò di riaverla in tutti i modi, ma con quanta speranza? Se mi volete bene, non vi sia grave