la vedo sdrucciolare e sfumare tra le mani; in guisa che laddove
ai miei disegni si richiederebbero molte vite, non ne avrò quasi
neppur una.
I fratelli ti abbracciano e ti salutano. Scrivimi, se mi vuoi
bene, e più che potrai senza disagio o molestia. Addio, cara
anima. Ti amo quanto puoi pensare
370. |
Di Pietro Brighenti. |
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Bologna 10. Gennaro 1821. |
Mio egregio Amico. In data 27. Dicbfe io vi scrissi una lunghis-
sima Lettera.1 Mi sarebbe di sommo dispiacere, se non vi fosse per-
venuta, e vi prego a farne ricerca. Intanto io ricevo oggi la gratiss.3
vra del 5. che me ne acclude una per giordani, la quale sarà spedita."
Mi debbo bensì dolere che me L’abbiate spedita a sigillo alzato. Scu-
satemi: questa delicatezza non conviene alla nostra amicizia. Io la ho
subito sigillata, e vi giuro in parola di onore, senza averla spiegata.
In altri casi servitevi di me, e non mi fate questa cerimonia.
Vi ringrazio, mio caro, degli amorosi auguri, che vi compiacete di
fare per me: io ne ho formati altrettanti per la vra prosperità, e desi-
dero che possiate presto scrivermi cose meno tristi dell’animo vostro.
Non vi dirò nulla del mio. Ve ne scrissi nella citata del 27. molto lun-
gamente. - Mi rallegro che il giornale arcadico abbia reso onore alla
vra Canzone, e a’ vostri talenti.5 Voi già lo conoscerete questo gior-
nale. Cercherò della Biblioteca universale, che io non conosco, altro
che in francese. Udii che si voleva tradurre a Milano, ma non so poi,
se il progetto abbia avuto luogo.
Addio, mio egregio amico del cuore. Ricordatevi che le vfe Let-
tere mi sono prezioso regalo, e che L’amor vostro mi è una somma
consolazione.
il vfo Servo, A.
P. Brighenti