zione, quanto l’animo mio. Del resto vi ringrazio moltissimo
di questo pensiero, e sarei contentissimo poi che la cosa in genere
avesse effetto. Di quello che mi raccomandate in questo parti-
colare, non dovete avere il menomissimo dubbio.
State bene, amatemi, e consoliamoci scambievolmente più
che possiamo. Il 20 ho scritto a Giordani a Milano dopo lun-
ghissimo silenzio, e aspetto risposta. Se gli scrivete, salutatelo
per mia parte.
Il vostro Leopardi
Ripeto, non mi credete un amico di parole. No per Dio: forse
ve ne ridireste una volta, s’io diverrò mai padrone di me stesso,
e delle mie facoltà, se non altro, naturali.
Carissimo Cugino. Leggerete i pochi versi1 che saranno con
questa, non per merito loro, ma per amor mio. E vi ricorderete
di me che vi amo ed onoro, e desidero notizie di voi. M’era
già risoluto a sgridarvi d’una certa cosa, ma il nostro Lazzari2
mi chiuse la bocca per parte vostra. Bene, ma starò aspettando.
E considerate che se forse io v’annoio con questa domanda, non
ò tanto il fastidio vostro, quanto sarà il diletto mio leggendo
le cose vostre. Addio.
Vostro Affezionatiss. Cugino Giacomo Leopardi |