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zione, quanto l’animo mio. Del resto vi ringrazio moltissimo di questo pensiero, e sarei contentissimo poi che la cosa in genere avesse effetto. Di quello che mi raccomandate in questo parti- colare, non dovete avere il menomissimo dubbio. State bene, amatemi, e consoliamoci scambievolmente più che possiamo. Il 20 ho scritto a Giordani a Milano dopo lun- ghissimo silenzio, e aspetto risposta. Se gli scrivete, salutatelo per mia parte. Il vostro Leopardi Ripeto, non mi credete un amico di parole. No per Dio: forse ve ne ridireste una volta, s’io diverrò mai padrone di me stesso, e delle mie facoltà, se non altro, naturali.

346. A Francesco Cassi.
Recanati 30 Ottobre 1820

Carissimo Cugino. Leggerete i pochi versi1 che saranno con questa, non per merito loro, ma per amor mio. E vi ricorderete di me che vi amo ed onoro, e desidero notizie di voi. M’era già risoluto a sgridarvi d’una certa cosa, ma il nostro Lazzari2 mi chiuse la bocca per parte vostra. Bene, ma starò aspettando. E considerate che se forse io v’annoio con questa domanda, non ò tanto il fastidio vostro, quanto sarà il diletto mio leggendo le cose vostre. Addio.

Vostro Affezionatiss. Cugino
Giacomo Leopardi