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340. A Pietro Brighenti.
Recanati 20 Ottobre 1820.

E così? Che diavolo è cotesto? Siete vivo, o siete morto? Non vi è giunta l’ultima mia del 18. Settembre? Mi pare impossi- bile, perch’io l’assicurai, come tutte le altre. Perchè dunque non mi date un cenno di riscontro? Soffrirei con pazienza di restar privo delle lettere degli amici, se non si trattasse di altro che della privazione del piacere, e del danno che me ne viene. Ma le angustie, i dubbj, che vi possa essere accaduta qualche cosa, ch’io vi abbia potuto dispiacere, e tali altri non li posso tolle- rare. Per Dio, scrivetemi subito, e levatemi dalle spine. Basterà una riga, ma ch’io sappia almeno qualche notizia di voi. Le copie della Canzone, che spediste in Ancona, mi giun- sero l’altro ieri. Non vedo più i numeri deW’Abbreviatore, seb- bene io sia tuttora fra gli associati, come vi scrissi, pregandovi di farmi sapere precisamente il mio debito con voi acciò ve lo potessi spedire tutto unitamente, cioè compresovi il secondo semestre della detta associazione. S’io non mi dimentico di voi, non vogliate essere il primo a dimenticarmi. Qualunque cosa vi possa aver impedito di rispon- dermi, fate che io Io sappia, per togliermi dall’agitazione dal dubbio e dal timore, che mi fa nascere il vostro silenzio. Voglia- temi bene e credetemi

il vostro Affmo Amico
Giacomo Leopardi
341. A Pietro Giordani.
Recanati 20 Ottobre 1820.

Oimè: certo che questo silenzio è troppo lungo. Ed è più di un mese che neanche da Brighenti ho notizie di te, nè lettere di sorta alcuna. Quantunque l’amicizia non si possa interrom-