semestre di associazione all’Abbreviatore. Ho ricevuto ultima-
mente due lettere dal Conte Trissino che mi hanno levato di
quel sospetto ch’io aveva. Gli rispondo oggi.
Favoritemi di dire a Giordani che le due Canzoni inedite resta-
no del tutto in sua balìa, ma stimo che non gli parranno di rilievo,
e se forse potrebbero star bene insieme colle altre, forse anche
non converrebbe che uscisser sole. Mille saluti e abbracciamenti,
e ditegli che ai 4 di questo risposi alla sua de’ 23 del passato.
Oh! Costa? Costa? già me lo ero immaginato. L’analisi delle
idee starebbe molto male se non avesse altri coltivatori che i
Costa. Ci vuol ben altra profondità di mente per dir cose nuove
in metafisica. La sua filosofia non dimostra altro che la gran
miseria degl’italiani in questo particolare, come in tutti gli altri.
Son deliberato di tentar l’affare di cotesta cattedra.1 Siete
amico di nessun letterato in Roma, al quale poteste scriverne,
c che potesse dar notizia di me a quel deputato agli studi, chiun-
que sia? Se poteste farlo vi sarei molto tenuto, perch’io son poco
noto altrove, e pochissimo in Roma. De’ potenti ne conosco,
ma non si muovono per me se mio padre non li prega. A ogni
modo farò qualche cosa, e non dispero affatto.
Era ben certo che un uomo del vostro talento non potesse
portare intorno all’avvocatura altra opinione da quella che mi
avete manifestata. Quante miserie, quante pazzie, quanti intrighi
in questo povero mondo. Come se avessimo felicità d’avanzo,
e bisognasse minorarla colla barbarie delle istituzioni sociali.
Vogliatemi bene, servitevi di me, s’io posso servirvi a nulla.
Addio addio.
335. |
A Leonardo Trissino. |
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Recanati 18 Settembre 1820. |
Stimatissimo Sig. Conte
Rispondo alle due pregiatissime di V.S. l’una del primo, e
l’altra degli 8. dalle quali vedo che il libricciuolo non le è giunto