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Di Leonardo Trissino. |
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Vicenza 6. Settembre 1820. |
Stimatissimo Signor Conte. Il Signor Marchese Ricci di Macerata
è di molta mia conoscenza. Egli mi ha fatto grazia della promessa, che
nel suo passare per Recanati verrebbe alla casa di V. S., e a nome mio le
presenterebbe tanti ringraziamenti, e tanti rispettosi saluti. Se io abbia
invidia al Marchese Ricci, che compirà questo ufficio, non è da dire.
L’altro giorno mi è giunta la pregiatissima sua del 28. agosto. Così
sono due le lettere ricevute da Lei in questi ultimi tempi; quella del
31. luglio, e l’altra detta, dalla quale ultima pare, che una terza lettera
mi si scrivesse dopo che a V. S. era pervenuta la mia del 28. luglio;
e in tal caso, questa non è arrivata. Col mezzo della posta io ho scritto
di nuovo il primo di questo mese. E se la lettera avrà fatto il suo viaggio
si sarà compreso da V. S., che io era sospettoso, che il libro fosse impe-
dito di venire alle mie mani. Ora questa è certezza. Il nostro Principe
Vice-Re egli stesso ha severamente proibita quella Canzone; e queste
Pulizie sono ordinate di sorvegliare perchè non venghi conosciuta.
V. S. non mi fa regalo di dirmi della salute sua, e colla solita corte-
sia domanda della mia, la quale da più di due anni è buonissima; ma
nè anche per questo è meno inutile la vita, che si conduce.
Colla venuta costà del Marchese Ricci avrei voluto presentarla di
qualche libricciuolo poetico di queste parti; ma giuro non ve ne ha
uno che meriti l’onore del viaggio, e quello più grande di essere letto
da Lei. I due soli uomini, da’ quali si potrebbe trarre qualche cosa,
Giacomo Vittorelli a Bassano, e Ippolito Pindemonte a Verona, sono
silenziosi.
Appena ebbi avviso del suo dono generoso che pensai, giunto che
fosse, di rompere un lunghissimo silenzio con Pietro Giordani (che mi
volle tanto castigato senza che io ne sappia la colpa), e pregarlo che
l>li piacesse di scrivere a V.S., per me; chè allora io avrei avuta cer-
tezza ch’Ella almeno sarebbe stata ringraziata convenientemente. Ora
non ardisco di scrivere a Lui, chè temo la eloquente risposta a me,
la quale so troppo che si vedrebbe prima da altri.1
Io mi pregio infinitamente di protestarmele, sempre allo stesso modo
Obbmo Affmo Servitore ed Amico
Leonardo Trissino