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331. Di Leonardo Trissino.
Vicenza 6. Settembre 1820.

Stimatissimo Signor Conte. Il Signor Marchese Ricci di Macerata è di molta mia conoscenza. Egli mi ha fatto grazia della promessa, che nel suo passare per Recanati verrebbe alla casa di V. S., e a nome mio le presenterebbe tanti ringraziamenti, e tanti rispettosi saluti. Se io abbia invidia al Marchese Ricci, che compirà questo ufficio, non è da dire. L’altro giorno mi è giunta la pregiatissima sua del 28. agosto. Così sono due le lettere ricevute da Lei in questi ultimi tempi; quella del 31. luglio, e l’altra detta, dalla quale ultima pare, che una terza lettera mi si scrivesse dopo che a V. S. era pervenuta la mia del 28. luglio; e in tal caso, questa non è arrivata. Col mezzo della posta io ho scritto di nuovo il primo di questo mese. E se la lettera avrà fatto il suo viaggio si sarà compreso da V. S., che io era sospettoso, che il libro fosse impe- dito di venire alle mie mani. Ora questa è certezza. Il nostro Principe Vice-Re egli stesso ha severamente proibita quella Canzone; e queste Pulizie sono ordinate di sorvegliare perchè non venghi conosciuta. V. S. non mi fa regalo di dirmi della salute sua, e colla solita corte- sia domanda della mia, la quale da più di due anni è buonissima; ma nè anche per questo è meno inutile la vita, che si conduce. Colla venuta costà del Marchese Ricci avrei voluto presentarla di qualche libricciuolo poetico di queste parti; ma giuro non ve ne ha uno che meriti l’onore del viaggio, e quello più grande di essere letto da Lei. I due soli uomini, da’ quali si potrebbe trarre qualche cosa, Giacomo Vittorelli a Bassano, e Ippolito Pindemonte a Verona, sono silenziosi. Appena ebbi avviso del suo dono generoso che pensai, giunto che fosse, di rompere un lunghissimo silenzio con Pietro Giordani (che mi volle tanto castigato senza che io ne sappia la colpa), e pregarlo che l>li piacesse di scrivere a V.S., per me; chè allora io avrei avuta cer- tezza ch’Ella almeno sarebbe stata ringraziata convenientemente. Ora non ardisco di scrivere a Lui, chè temo la eloquente risposta a me, la quale so troppo che si vedrebbe prima da altri.1 Io mi pregio infinitamente di protestarmele, sempre allo stesso modo Obbmo Affmo Servitore ed Amico Leonardo Trissino