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l’ordine, e si mostri villano, e malcreato chi vi contraddice; e io temo assai La taccia di villano, e di malcreato. Credo adunque di dovere io stesso riverenza ai nobili, come uomo cittadino; come pensator Libero, credo egualmente di avere il diritto di scatenarmi contro una classe di oziosi, che sono il corpo morto delle Popolazioni, giacché per la massima parte non fanno nulla, e assorbono il meglio. - Scusate le cassature, perché ho la testa imbrogliatissima, e sentitene la cagione. 10 andai Lunedì a trovare alla Campagna il Conte marchetti, e colà erano altri (e come si usa in villa) tutti lieti, e volenterosi di bizzarrie, fra le quali si propose di andare al bagno, che è attaccato al Casino, e costruito in un canale di acqua corrente. Io che non ricuso mai di secondare le brigate, nelle quali mi trovo, mi bagnai io stesso, e il dì dopo incominciò a manifestarmisi una costipazione di testa, di gola, c di petto, che non sono più uscito di casa, e oggi è il primo dì che mi sento meglio, perchè La gola è Libera, e solo mi rimane attaccato 11 capo, e il petto. Vi prevengo che ho pensato di mandare una copia della vra Can- zone all’Abate Pellegrino Farini Dirett.e del Collegio di Ravenna, uno di quei rarissimi uomini, che meritano La riverenza più grande, per bontà, e per ingegno. Non so se voi conosciate questo soggetto: ma ritenete che è molto stimato anche da Giordani. E proprio un pec- cato, che quest’uomo sia malaticcio, e molto decaduto. Il Conte Tris- sino non ha avuta risposta alla sua del 28. Luglio, della quale Voi mi parlaste,2 e vi serva di regola. Per mezzo dello Speditor Bolognese Sig.r Teodoro Pozzi vi ho spe- dito il paco [sic] vre Canzoni. Il Foscolo non è nel paco, perchè è nato un curioso accidente che me ne ha privato, dopo che mi era stato pro- messo. Ilo scritto subito a Cesena a quel mio Amico Zefirino Re, che ne fu l’editore, onde ve ne spedisca una copia sotto fascia per la posta. Spero che L’avrete a momenti. - Se io non fossi tutto rovinato dalla maledetta costipazione, vi prenderei in parola dei cenni fattimi sulle donne, di cui ho fatto tanta amara esperienza, che un dì (se avrò ozio) ne farò commedia, e romanzo. L’ultima mia fiamma morì il Sabbato Santo del sedici, e debbo a questa donna Tessermi diviso per sempre da tutta la metà feminile della razza umana. Oh che scellerata cosa efa questo mio idolo! Io vi abbraccio, mio illustre amico, e vi prego a scusare le disa- dorne Lettere, perchè poi sono di tale che vi ama, e vi apprezza come meritate. Datemi sempre vfi comandi, con La Libertà, che li dareste a Voi stesso.