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ilonne che io definisco, un animale senza cuore, sono cose che ini spaventano. Amatemi, ma da vero. Non sono fatto della stessa pasta degli altri. Addio, addio.

324. A Pietro Giordani.
Recanati 14 Agosto 1820.

Mio carissimo. Risposi lungamente1 e con quanto affetto io sapeva alla tua dolorosa dei 18 di giugno. Intendo che le poste hanno fatto ch’io avessi gittato l’opera. Brighenti m’è venuto consolando con darmi della tua condizione qualche ragguaglio meno infelice. Dio voglia che durino. Coll’ultimo ordinario mi scrive in tuo nome sopra l’accettare una cattedra in Lombar- dia. Nè mio padre me lo impedirebbe, nè credo che fosse per negarmi l’assegnamento che tu dici, anzi stimo che in questo s’indurrebbe facilmente al mio desiderio. Quanto a me, s’io potessi trovare qualche provvisione in coteste parti, l’avrei caro più della vita che in questa condizione è piuttosto una morte, li perciò ti ringrazio caldamente della proposta; e se potrai man- darla ad effetto per parte tua, fa conto che mi rileverai dal sepol- cro. Per parte mia, vale a dire in quello che spetta ai miei, non ho quasi dubbio di non riuscire. Scrivimi se non ti è molesto, giacché le tue non pare che si smarriscano. Se le mie non ti arri- veranno, farò che Brighenti risponda per me. Dammi nuove della salute e dell’animo. Paolina e Carlo stanno bene e ti salutano. Io tanto più son caldo in amarti e desiderarti, quanto maggiore spazio sono stato privo delle tue lettere. Addio addio.