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vano perch’io le faccia ritirare. Ma voi mi dovete perdonare tanti fastidi. Ricevo anche la vostra 29 Luglio.2 Non solamente per la vostra raccomandazione, ma anche di mio proprio moto, m’in- durrei a far quello ch’io potessi, per aver qui piuttosto un lette- rato che un uomo da nulla, come sono tutti gli altri concorrenti. Ma io non sono di Consiglio, perchè la legge come sapete, mi esclude da quest’alto onore, che non può appartenere a padre e figlio nello stesso tempo. I principii di mio padre non sono molto favorevoli al vostro raccomandato, perchè egli vorrebbe un prete, e uno che ec. ec. ec. E siccome il suo parere nel Con- siglio ordinariamente prevale, così mi resta poca speranza. Intendo che anche gli altri consiglieri si son fitti in questo di volere un prete. Il Consiglio poi crederebbe di fare un grande sforzo, dando la preferenza a un letterato forestiero sopra que- sti asini piceni, e l’indurlo a questo sarà il non plus ultra, laonde resterebbe assai maravigliato se oltracciò si ardisse di proporgli l’accrescimento dell’onorario in favore di questo forestiero. Caro Brighenti, credetemi che se Monti o Giordani concorressero in Recanati, soffrirebbero le stesse difficoltà. Amatemi, e adoperatemi in quello ch’io possa, che sebbene è molto poco, tuttavia potrà parer qualche cosa di più, a cagione del buon volere. Datemi nuove della vostra salute, se sia piena- mente ristabilita, come ho gran desiderio: salutatemi Giordani, e credetemi di vero cuore

Il vostro buon Amico
Giacomo Leopardi
322. Di Pietro Brighenti.
Bologna 9. Agosto 1820.

Pregiatissimo Signore, ed Amico. Non è mio costume di prendermi la Libertà di dare del voi a persona titolata, e molto meno a persone che ai titoli cavallereschi, uniscono i più pregevoli distintivi dell’inge-