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309. Di Pietro Giordani.
Piacenza 18. giugno [1820]

Mio sfortunatissimo e amatissimo giacomino. Anche la tua 12. mag- gio si è perduta! Lo veggo da questa dei 9. giugno, che mi ti mostra sempre affettuoso, e sempre infelice. Caro Giacomino: possiamo limarci; poiché qual forza vince gli animi? Consolarci non possiamo già: e se pur fossimo insieme, insieme piangeremmo di questa immensità di delitti e di guai, che fa detestabile ed insopportabile la vita a chi non è scellerato. Io lo veggo e lo sento che i tuoi mali non hanno misura, non hanno fine, non rimedio, non sollievo. Solo posso dirti che quando Iddio ti manderà la morte, l’accetti come un bene; e ti persuadi di non perder nulla perdendo la vita. Io ho vissuto assai più di te; e cre- dimi che al mondo non ci è un bene per chi non è cattivo. Quid sumus? et quidnam victuri gignimur?... Il cattivo può rispondere che è man- dato a tormentare i buoni: ma il buono a che fine dee patir tanto tanto? 10 ho rinunciato alla speranza della sanità, come ad ogni altro ben bublico o privato: abbandono la barca in alto a discrezione delle tem- peste. Quanto a’ mali miei, che oltre la salute, pur ne ho, son di vero sasso: ma son molle e mi consumo di afflizione per gli altrui. E per i tuoi, mio giacomino, non credi tu che io spasimi e mi disperi? Oh sì sì: ma che giova? Salutami tanto Paolina e Carlino, e ringraziali della memoria. Ostiniamoci a scriverci, a dispetto o degli uomini o del caso, che tanto ci contrasta. Non abbiamo altro che sospiri e gemiti da man- darci; non conforti, non speranze: pur è qualche cosa che l’uno e l’al- Iro di noi non sia solitario e affatto separato nelle sue angoscie. Io 11 feci coraggio, ti raccomandai lo sperare finche potei. Ora non ho nitro che una parola da dire: pazienza pazienza: e che altro fare con- iro i mali irrimediabili inevitabili? Credimi: tutto questo mondo non è altro che un immenso male. Che ci possiam noi, piccoli, e (che peg- gio è) buoni? Non possiam altro che patir insieme, e amarci: e questo ■,i faccia sino all’ultima ora; che a me e a te (come ad infelicissimo ed amatissimo) auguro non lontana. Addio carissimo Giacomino: addio uddio. 413 Biblioteca Comunale Dan Datine ti Sarra FONDI