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Talmente suol esser pericoloso il pubblicar le lettere troppo recenti, o a motivo delle persone che vi si nominano, o per altri rispetti. Nè la mia età mi permette d’averne se non recenti. Io la felicito del suo viaggio in Romagna, e molto più della conoscenza ch’ella avrà fatta con Lord Byron, uomo certamente segnalato. Supponendo che questa lettera la troverà di ritorno, voglio che le dia il ben tornato, e l’accerti di nuovo della mia costantissima stima ed amicizia. Mi saluti il nostro Giordani del quale ho ricevuto una lettera dei 15 Maggio2 che mi con- trista assaissimo per le cattive nuove della sua salute. Gli scrissi già il 12 Maggio rispondendo alla sua del 18 Aprile. Credo che invano al solito. Gli scrivo anche oggi. La prego ad abbracciarlo per me con tutta l’anima.

Il suo cordial Servo ed Amico
Giacomo Leopardi
307. A Pietro Giordani.
Recanati 9 Giugno 1820.

Risposi ai 12 del passato alla tua dei 18 di Aprile; ora alla tua dei 25 di Maggio. Non ti puoi figurare quanto mi attristi la tua condizione, altro che immaginando l’amore ch’io porto. Replicherò quello ch’io ti scriveva nella sopraddetta lettera: io voglio sperare che tu potrai fare un viaggetto, e m’assicuro che .1 questi mali non si trovi altro rimedio che un divertimento straordinario dell’animo e del corpo. Non ti curare delle mie nuove, che già non possono esser felici, ma io non mi ricordo più di niente, quand’io penso che tu sei travagliato, e questo oltre all’ordinario. Se noi potessimo rivederci e riabbracciarci, chi sa che questo non ci consolasse? Certo che troveresti un cuore infiammato di affetto e di compassione, e questo suol essere un conforto caro e desiderato nelle sventure, nelle quali non è cosa di maggior disperazione che il vedersi tutto solo, e quasi maledetto dal cielo e non curato dalla terra. Io non mi fido già