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riori, e fuori di carattere quelle del ballo, il quale in sostanza non è che la esecuzione di un’atroce [sic] supplizio. Noi ne daremo un minuto dettaglio nell’Abbreviatore. Intanto abbiamo con la presente voluto soddisfare anticipatamente alla giusta curiosità dei Sig." Associati con queste poche linee, che presentiamo sincere. Per i Compilatori II Direttore dell’Abbreviatore

301. A Pietro Giordani.
Recanati 12 maggio 1820

Mio dolcissimo. Il 24 del passato ti scrissi spontaneamente. Con questa rispondo alla tua del 18. Mi passa l’anima l’infer- mità nella quale sei ricaduto, e vedo p[er] prova quanto sia grave, spogliandoci dell’unico sollievo nostro ch’è lo studio. Ma quan- tunque tu mi dica di non potere, a ogni modo voglio sperare che troverai la maniera di fare un viaggetto, e che questo ti gio- verà, perchè mi pare la più certa medicina di questi mali. Dove l’infermità dell’animo se non produce, almeno aggrava quella del corpo. Dammi nuove di te, ch’io le desidero sopra tutto, ma scrivimi pur brevemente, ch’io non voglio che l’applicazione dell’animo ti pregiudichi. E p[er] te come p[er] me non ci vuol altro che divagamenti e passatempi. Dell’amor mio non devi dubitare se non dubiti del sole che vedi. Paolina e Carlo non si scordano di te, e vogliono ch’io ti saluti e preghi ad averti riguardo, e mandarci nuove migliori. Per una mia curiosità vorrei sapere chi sia quel letterato che scrivendo al Capurro lodò il cambiare la puntatura del Guic- ciardini.1 Anche a me pare una buona impresa, e stimo che quasi tutti i cinquecentisti avrebbero bisogno di questo uffi- zio, e senza grave difficoltà e nessuna alterazione del testo, lad- dove ora non paiono leggibili alla più parte, diverrebbero facili a chicchessia. L’arte di rompere il discorso, senza però slegarlo, come fanno i francesi, conviene impararla dai greci e dai tre-