si fanno ai vivi. Paolina e Carlo ti salutano e ti amano molto,
ed io con quanto fiato mi resta. Dov’è l’uomo più disperato di
me? che piacere ho goduto in questo mondo? che speranza mi
rimane? che cosa è la virtù? non capisco più niente. Addio.
Strilo Sig. Avv. Prone ed Amico
Riscontro la sua pregiatiss. 22. spirante. Io ringrazio mio
padre (che ho sempre riverito ed amato da vero) del permesso
che mi concede di stampare le mie canzoni. Ma le due di Roma
non vuole che si ristampino. Dice'benissimo. Ila voluto saper
da Lei i titoli delle inedite. Ila fatto benissimo. Non vuole che
si stampi la prima. Parimente benissimo, non già secondo me,
ma è ben giusto che negli scritti miei prevalga la sua opinione,
perch’io sono e sarò sempre fanciullo, e incapace di regolarmi.
Restano due canzoni. Per queste, per cui finalmente e a caso
tocca a parlare a me, dico che non occorre incomodare gli stam-
patori, e così finisca quest’affare, e la noia ch’io le avrò recata.
Mio padre non ha veduto se non il titolo della prima ine-
dita,1 come lo avea veduto per accidente ancor qui, mentre io
la scriveva, un anno fa; e s’immaginò subito mille sozzure nel-
l’esecuzione, e mille sconvenienze del soggetto, che possono
venire in mente a chi non mancando di molto ingegno e suffi-
ciente lettura, non ha però nessuna idea del mondo letterario.
Il titolo della seconda inedita2 si è trovato fortunatamente
innocentissimo. Si tratta di un Monsignore. Ma mio padre non
s’immagina che vi sia qualcuno che da tutti i soggetti sa trarre
occasione di parlar di quello che più gl’importa, e non sospetta
punto che sotto quel titolo si nasconda una Canzone piena di
orribile fanatismo.5
La ringrazio dell’offerta di stampare le mie canzoni, o sia
l’avanzo di esse, nell’Abbreviatore. Ma io ho fatta sempre cat-