Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/504

286. A Pietro Odescalchi.
Recanati 3 Marzo 1820,

Eccellenza Se l’invito fattomi da V.E. per cotesto Giornale Arcadico, non mi stimolasse a proccurare con tutte le mie forze di ren- dermi degno dell’onore ch’Ella mi profferisce, dovrebbe farmi dolere e vergognare del mio poco merito in comparazione della fama degli altri aggregati a quell’impresa. Ma perchè l’onore anche non meritato può servire agl’ingegni più tardi per isve- gliarli, e da un altro canto il favore usatomi da V.E. e da’ suoi compagni mi dimostra apertamente la benignità loro verso di me, non posso fare ch’io non la ringrazi vivamente, e non mi offra in quanto io vaglio, ai servigi di V.E. e della sua compa- gnia. Laonde per quello che appartiene allo stampare il mio nome insieme cogli altri, quantunque la sproporzione mi spaventi, e la nobiltà de’ compagni debba accrescere l’oscurità mia, con tutto questo non posso negar cosa che piaccia a V. S. di domandarmi. E quello ch’io desidero principalmente è di acquistar tanta lena nel cammino delle lettere che le mie fatiche arrivino a giovare in qualche modo a cotesto Giornale, o se non altro ch’io possa mostrarmi grato alla liberalità di V. E. La quale essendosi abbas- sata a ricercare la mia piccolezza, non si dovrà maravigliare se i frutti de’ miei studi corrisponderanno alla scarsezza delle mie facoltà. In ogni modo vorrei ch’Ella fosse persuasa ch’io ten- terò tutte le strade per riuscire, e cominciasse a tenermi per quello ch’io con profonda riverenza mi professo Di V.E.

Umo Obblmo S.rc
Giacomo Leopardi

P. S. La sua pregiatissima dei 2. del passato essendomi giunta coll’ultimo ordinario, non ho potuto soddisfare colla risposta al dover mio prima d’oggi.