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P.S. Se Ella ha notizie del nostro Giordani delle cui lettere manco da due intieri mesi, mi farebbe un vero piacere commu- nicandomele. E così anche s’Ella avrà occasione di fargli avere prontamente una copia della mia stampa, me ne crescerà il gran- d’obbligo che le professo.

283. Di Pietro Giordani.
Piacenza 23. febraio [1820]

Mio amatissimo. Oh maledetta e infinitamente abominabile osti- nazion delle poste! Ecco anche le tue 17. decembre e 14. gennaio per- dute! Io addolorato di sì lungo silenzio (poiché nulla più avevo da te dopo il 10. decembre) ti scrissi il 15. febraio. Eccomi una stilla in tanta arsura; mi giungono le tue poche righe del 14. febraio. Non mi dici nulla della tua salute: io sto piuttosto bene; quanto comporta quest’orrido inverno. Brighenti mi scrisse che tu hai man- dato a stampare tre nuove canzoni: e tu non me ne parli: io (sicuran- domi della tua cortesia) gliene ho chieste tre copie; premendomi di farle godere a quel maggior numero di buoni ch’io potrò. Salutami carissimamente Carlino e Paolina; i quali cordialmente ringrazio della memoria: e io sempre penso a loro. Ti scrissi, che in mezzo alle strida calunniose de’ nobili e de’ preti, si va raccozzando qui una unione di galantuomini per formare un gabi- netto letterario-, cioè provveder gazzette, e giornali scientifici da leg- gere; tanto per sapere quel che si fa e che si pensa nel mondo. Ciò pare grande empietà ai nostri nobili, e ai nostri preti: non veramente a tutti tutti, ma quasi a tutti. Li lasciam dire, e si va innanzi. Io, essendomi l’inverno contrario al comporre, ed avendo qui estrema penuria di libri, vo rileggendo varie orazioni del cinquecento; e sempre più m’agghiaccio a tanta povertà di vera eloquenza in Italia. È tu che leggi, che scrivi, mio adorato Giacomino? Sopra tutto abbi gran cura della tua dilicata e preziosa salute. Che tu mi ricordi di amarmi (a me che t’adoro indicibilmente) m’è caro come significazione di desiderio, non di dubbio. E con tutta l’anima ti abbraccio, e ti bacio. Tiemmi raccomandato al fratello e alla sorella dolcissime e amabilis- sime creature. Addio.