La mia de’ 17 di Xbre che rispondeva alla tua così amorosa
degli 8, non ti deve essere stata ricapitata, giacche non vedo
replica. Neanche questa povera consolazione di parlar teco delle
nostre miserie; col solo che mi sappia intendere. Con questa
rispondo alla tua de’ 22. Dici troppo bene ch’io forse non mi
accorgerei, certamente non sentirei tutta la nullità umana, se
potessi ancora trattenermi negli studi. Non ho mai trovata sor-
gente più durevole e certa di distrazione e dimenticanza, nè illu-
sione meno passeggera. Le parole dell’ultima tua mi confermano
tuttavia maggiormente nel concetto ch’ebbi sempre del tuo cuore
impareggiabile. Non accade ch’io ti parli di me. Non saresti quel-
l’uomo che sei, se potessi dubitare dell’amor mio sempre più
vivo ed intenso. Vorrei ben dimostrartelo coi fatti, ma questa
dimostrazione è tolta dalla fortuna ad ambedue. Contentiamoci
delle parole e della certezza scambievole del nostro affetto. Pao-
lina e Carlo ti rendono i tuoi cari saluti. Addio.
Sig.r Conte pregiatissimo
Mi è un vero regalo la sua gratissima lettera del 10. Corrente.
Quante volte aveva io di Lei discorso in Milano, e quante volte vi
aveva pensato in Roma! Della sua debole salute io già pur troppo
sapeva; ed ora che Ella medesima con amichevole domestichezza me
ne parla; mi prendo la fiducia di pregarla con i più [parola illeggibile]
modi che Ella per carità si curi; abbandoni per mesi c se bisogna anche
|parola illeggibile] occupazioni letterarie e si ristabilisca. Essendo Ella
assai giovane, può certa[mente] rimediarvi. Anch’io anni fa per la trop-
pa occupazione, mi era stranamente indebolito, ed era magrissimo; ma
con diligente cura, e con mezzo anno di distrazione mi risanai egre-