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273. A Pietro Giordani.
Recanati 14 Gennajo 1820

La mia de’ 17 di Xbre che rispondeva alla tua così amorosa degli 8, non ti deve essere stata ricapitata, giacche non vedo replica. Neanche questa povera consolazione di parlar teco delle nostre miserie; col solo che mi sappia intendere. Con questa rispondo alla tua de’ 22. Dici troppo bene ch’io forse non mi accorgerei, certamente non sentirei tutta la nullità umana, se potessi ancora trattenermi negli studi. Non ho mai trovata sor- gente più durevole e certa di distrazione e dimenticanza, nè illu- sione meno passeggera. Le parole dell’ultima tua mi confermano tuttavia maggiormente nel concetto ch’ebbi sempre del tuo cuore impareggiabile. Non accade ch’io ti parli di me. Non saresti quel- l’uomo che sei, se potessi dubitare dell’amor mio sempre più vivo ed intenso. Vorrei ben dimostrartelo coi fatti, ma questa dimostrazione è tolta dalla fortuna ad ambedue. Contentiamoci delle parole e della certezza scambievole del nostro affetto. Pao- lina e Carlo ti rendono i tuoi cari saluti. Addio.

274. Di Angelo Mai.
Roma 20. del 1820

Sig.r Conte pregiatissimo Mi è un vero regalo la sua gratissima lettera del 10. Corrente. Quante volte aveva io di Lei discorso in Milano, e quante volte vi aveva pensato in Roma! Della sua debole salute io già pur troppo sapeva; ed ora che Ella medesima con amichevole domestichezza me ne parla; mi prendo la fiducia di pregarla con i più [parola illeggibile] modi che Ella per carità si curi; abbandoni per mesi c se bisogna anche |parola illeggibile] occupazioni letterarie e si ristabilisca. Essendo Ella assai giovane, può certa[mente] rimediarvi. Anch’io anni fa per la trop- pa occupazione, mi era stranamente indebolito, ed era magrissimo; ma con diligente cura, e con mezzo anno di distrazione mi risanai egre-