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critiche sui particolari di ciascheduna. Ma la mia salute intiera- mente disfatta, e da nove mesi un’estrema imbecillità de’ nervi degli occhi e della testa, che fino m’impedisce il fissar la mente in qualunque pensiero, m’ha levato il poter dar effetto ai miei disegni. A ogni modo, perchè lo strepito e lo splendore dell’ul- tima sua scoperta è tale da risvegliare i più sonnacchiosi e deboli, mi sono sentito anch’io stimolare dal desiderio di non restar negligente in un successo così felice. Ed essendo pur deliberato di raccogliere tutte le mie forze quasi spente p[er] un qualche (forse l’ultimo) lavoro intorno alla grand’opera che V. S. sta p[er] pubblicare, mi fo animo di farle una domanda che a V. S. non parrà verisimile, fuorché volendo considerare la confidenza che m’ispira la sua straordinaria benignità, e le molte prove d’af- fetto ch’Ella non s’è sdegnata di darmi in vari tempi. Ed è che V.S. si voglia compiacere, quando l’opera starà sotto i torchi, di spedirmene i fogli di mano in mano, acciò che la mia fatica abbia più spazio, non potendo essere altro che lentissima p[er] le cagioni che ho dette. E quand’io per questo mezzo arrivassi a far qualche cosa, sempre salvo il sottoporla all’esame e al giu- dizio di V.S. Ella si può immaginare come ne debba crescere l’infinita riconoscenza ch’io le professo. Ma ella crescerà nella stessa guisa, se V.S. non giudicando di soddisfarmi in questo, me lo significherà francamente assicurandomi così ch’Ella mi tiene ancora p[er] suo speciale servitore ed amico. Avrei ben caro di trovare occasione di certificarle come questo mio ultimo desiderio sia giusto, e voglio dire com’io resti sem- pre quello che le sono stato dal primo momento che la conobbi. V.S. mi favorisca di proccurarmela, e di perdonarmi la mia temerità. Il Suo Dmo Obblmo Servo vero G.L.