poteva piacervi. Ora vi parlo sza velo se posso io esser utile al vro
bene conoscetemi e impiegatemi. Amatemi che io vi amo e desidero
vedervi e sapervi felice. Datemi le vre nuove. Io sto bene. Nanna il
Cavre altrettanto.
Salutate tti, in specie la mia cara Mamma che ve la raccomando,
e vro Padre che merita tutto il vostro affetto. Dite alla prima che non
le scrivo per non moltiplicar Lettere che è falsa la voce di esservi qui
dell’influenza, e non ho inteso esservi a Terracina. Addio Caro Gia-
como credete che io sono la vra Zia Affma
Melchiorri
Piacenza 20. decembre 1819 |
Mio caro Giacomino. Dopo averti scritto il 25. novembre ebbi la
tua dolorosa del 19. novembre: alla quale risposi l’8. decembre un
giorno prima di partire da Milano. Ora sono qui; e ci rimarrò lunga-
mente. Desidero aver tue nuove: oh dio, ma non dammi nuove sì lugu-
bri. Io raccomando a Carlino e a Paolina che ti consolino a quel modo
che si può. Perchè non posso io essere costì: e se è impossibile conso-
larti, almeno a sospirar teco. Mio caro Giacomino: sei tanto giovane;
non ti abbandonare ancora. Salutami carissimamente il fratello e la
sorella. E quanto all’amarti di cuore, non credere che ciò possa mai
mancare. Così potessi cavarti da tante pene. Oh che sciaurato mondo
è mai questo. Addio, carissimo, e troppo bravo Giacomino. Addio ti
abbraccio con dolore e amore indicibile. Addio Addio. Addio Car-
lino, Addio Paolina: consolate il povero giacomino: consolatelo e ama-
telo anche per me. Addio.
22. Mio caro. Mi giunge la tua del 10. molto bisunta e saccocciata.
Mi ristora e consola, parendomi che tu sia un poco più sollevato. Rin-
grazio cordialmente Carlino e Paolina della memoria, e ti prego di
abbracciarli e di amarli anche per me.
L’opera del Monti è ritardata dal lungo aspettare il compimento di
una dissertazione che dee mandargli Perticari: onde non so quando potrà
uscire. Arici ha felicissimo organo per la versificazione. Ma la grandezza
della vera invenzione poetica dici bene che oggi è perduta in Italia.