Milano 1. Novembre [18x9] |
Mio carissimo e sfortunato. La fortuna ha perdonato a me e alla
tua 22 ottobre,1 lasciandomela arrivare. Rendo mille saluti di cuore
a Carlo e Paolina. Essi devono soccorrere a’ tuoi occhi, e risparmiar-
teli, facendoti servigio di leggerti. Io ti raccomando questa cosa indi-
cibilmente: pensa bene che orrore sarebbe se crescesse o si perpetuasse
quel male: dunque abbici una somma diligenza a non irritarlo. Io parlo
spessissimo di te, con amore infinito e dolor grande, a chiunque può
intender queste cose. Domenica mattina è partito Mai per Roma. E
qui il bravo Grassi, segretario dell’Accademia di Torino: mi chiese di
te; mi dice che ricevette le tue belle canzoni, che le fece conoscere
in Torino, che ti rispose: e ti saluta molto.
Non volere o mio caro ch’io ti parli delle mie pene: ne ho di vec-
chie e di recenti: ma che importa? io sono indurito ai mali; e infine
ho già vissuto. Non avermi neppur compassione: perch’io sono sì infa-
stidito e sì irritato di questo abominabil mondo, che non ho più tene-
rezza nessuna per me stesso. Parliamo di te. Reputo gran ventura che
sia stato disturbato il tuo doloroso disegno. Non ti biasimo che tu l’abbi
avuto in mente: ma reputo bene, o assai minor male non averlo potuto
eseguire. Non credere, o mio caro, che io non intenda la tua dolorosa
situazione: figurati che io ho provato altrettanto, e forse peggio: peg-
gio in salute: peggio in schiavitù domestica, peggio in spasimo dell’a-
nimo. Ma facciamo un po’ i conti spassionatamente: vedrai che andavi
a peggiorare. Ti manca una conoscenza materiale del mondo; ti manca
il modo di farti meglio conoscere. Ma in sì pochi anni sei già cono-
sciuto non poco; e quel che più vale hai d’ingegno e di sapere quel
che in tutta Italia hanno ben pochissimi. Hai i comodi della vita cor-
porale; cosa importantissima ad una complessione così delicata: hai
Sufficienti mezzi per occupare il tuo intelletto: e la speranza della glo-
ria non ti è poi tolta: perchè vedi quanto ti resta a vivere: e il tempo
suol portare seco non pochi favori. All’incontro come esporti così all’az-
zardo? con una complessione delicata? senza un fine certo? senza mezzi
sicuri? in un mondo in un secolo il più egoista che mai fosse. In chi
sperare, e che? Io capisco tutto quel che devi soffrire in casa: ma per
mia propria esperienza ne ho la misura. All’incontro mi spaventa l’in-