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animato e fervoroso verso i cuori nobili e buoni come il suo, stimando somma e rarissima fortuna il trovarne, e molto più Tesser degnato dell’amor loro. Se V.S. vorrà guardare a qua- lunque altro pregio, le converrà cercare altre persone da collo- care l’affetto suo, ma un cuore schietto e palpitante e infiam- mato come questo, e certo di ricambiarla con altrettanto e maggiore affetto, non le verrà trovato così facilmente e p[er] questo capo io non mi stimo indegno ch’Ella abbia cominciato ad amarmi, e la prego ardentemente a seguitare. Rispetto alle cose che V.S. mi domanda, io voglio ch’Ella si persuada, e tenga p[er] certissimo, non solamente ch’io poco vaglio, ma che p[er] quanto io desideri intensamente di adope- rare tutto questo poco in benefizio della mia povera patria, la fortuna senza nessunissimo dubbio me lo impedirà. Così ha cominciato a fare sino dal principio della mia vita con ogni sorta di ostacoli domestici locali corporali e quanti altri si possono immaginare. Ma da sei mesi in qua mi ha levato ogni uso degli occhi e della mente p[er] una somma debolezza de’ nervi ocu- lari, che m’impedisce non solamente qualunque lettura o stu- dio, ma ogni minima contenzione del pensiero. E così spogliato del solo conforto che mi restasse in una città come questa, e nella mia condizione, può pensare V. S. che vita sia questa ch’io vo menando. Fui p[er] cedere alla fortuna, dando effetto a una risoluzione che m’avrebbe condotto in breve alla fine comune di tutti i mali, ma fui scoperto, e impedito, non colla forza che non valeva, ma colle preghiere. Del nostro Giordani sto in gran sollecitudine anch’io, non avendone più nuova dai 4 d’Agosto in poi. V.S. mi continui ad avere nel numero de’ suoi affezionati, e mi rallegri colle sue lettere, e colle testimonianze del suo caro amore, che se potrò certificarmi d’avere ottenuto e di potermi conservare, giudicherò che in questo la mia fortuna abbia tralasciata la sua consuetudine.

Il suo gratiss. e affettuosiss. Servitore
Giacomo Leopardi