un’esemplare [sic], se pur Ella ha avuto qualche volta ozio per clonare
un momento alla musica, arte che a nostri dì s’insegna assai male, e
a cui per inclinazione vivissima io mi sono dedicalo quanto ho potuto.
Godo moltissimo che Le giugnessero poi i Libri ordinatimi da V. S.
e mi desidero l’onore di suoi comandi e in questo rapporto, e in qua-
lunque altro in cui meritassi il favore di poterla obbedire.
Qui non abbiamo al presente novità Librarie, fuori della pubblica-
zione del primo fascicolo del Dizionario della Lingua italiana, che gli
Editori avevano prima intitolato Gran Dizionario, e che ora, mercè
i suggerimenti di qualche Letterato, si è chiamato soltanto Dizionario
senza quel gran. Deve anche essere uscito (ma non l’ho visto) il primo
fascicolo della nuova edizione della divina Commedia, con note, e rami,
dai tipi di quest’Arcivescovado.
Ma io L’avrò infastidita con sì lunga mia Lettera, e Le tolgo un
tempo ch’Ella dottamente impiega a migliori cure. Mi scusi della indi-
scretezza, siccome del non averle risposto Mercoledì scorso, essendo
ciò derivato da qualche incomodo di salute, che mi ha tenuto in letto
fino a jeri. Con tutto l’ossequio mi rinnovo, Sig.r Conte Veneratiss.
il suo umil.0 dev.mo Servitore.
Avv. Pietro Brighenti
260. |
A Leonardo Trissino. |
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Mio stimatiss. e carissimo Sig. Conte
V. S. non mi poteva dare altra maggior consolazione di quella
che m’abbia data colla notizia del buon andamento della sua
strana e tormentosa malattia, che il nostro Giordani mi raccontò
quando fu in Recanati, ed io ne stava con grande ansietà, non
ostante che non mi arrischiassi di domandarle espressamente
di questo. V. S. mi consola spontaneamente ed io la ringrazio di
tutto cuore, e me ne rallegro il più ch’io possa, come anche desi-
dero ch’Ella seguiti a favorirmi d’altre tali notizie.
V.S. mi scrive con un affetto che m’innamora. Quanto più
conosco la scelleratezza e la viltà degli uomini, tanto più divento