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taneamente! Il suo silenzio sopra la sua salute mi fa sperar bene. Non prego altro che di sentirla sano e contento in ogni proposito. Eppure la sua lettera mi ha lasciato qualche desiderio. Che sono a questo momento, rispettabilissimo Signor Conte, i profondi suoi studj? E quai doni promette Ella a chi ha tutto il diritto di aspettarne da Lei? E quanto dovranno essere aspettati? Si ricordi, che della Italia presente la storia non potrà far discorso che di sculture, e di un po’ di lettere. Queste sperano in Lei fortemente: guai se fossero tradite. Giordani dopo ch’è a Milano non mi ha scritto un verso. Il dovere di non fastidirlo con lettere mie mi conforta più poco. Niente che possa essere riferito a Lei dà questo paese neghittoso affatto. Ella mi si mostra pure di cuore tanto buono che non posso tacerle una mia contentezza. Tutta la mia vita fu travagliata da erpete rab- biosissimo, e di natura nuova propriamente. Da due anni mi dava tre- gua. Quasi credesse che lo avessi dimenticato, ne’ giorni passati si fece vedere più brutto che mai. Ma si contentò di poco; scomparve; e ora sono nella sanità di prima. La sua lettera cortesissima del 23. agosto non mi è stata data dalla posta che jeri sera. Si degni di continuarmi la sua amorevolezza, tanto più cara a chi sa di esser nulla; e che non è buono che di rassegnarsi sincerissima- mente col più affettuoso ossequio

Suo Obb.mo Aff.mo Servitore
Leonardo Trissino
257. A Pietro Giordani.
Recanati 13 7bre [1819]

Il 20 del passato risposi alla tua cara del 4,1 e volli tornare a scrivere al nostro Montani a Varese. Non vedo risposta nè all’una nè all’altra lettera, ma della seconda mi dispiace, della prima sto con dolore, e p[er] alleggerirlo ti scrivo nuovamente essendo deliberato d’ora innanzi di tentare le poste solamente p[er] te, stante ch’eccetto in questo commercio che si vuol man- tenere anche coi mezzi più disperati, non voglio gettar più carta