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254. Di Saverio Broglio d’Ajano.
Macerata 23 Agosto 1819

Mio cariss.0 Conte Giacomo La vostra cariss.” data li 13 corr.° non mi trovò in Macerata. Ritor- natovi la sera de’ 18 mi convenne prendere e guardare alcuni giorni il letto per colpo di aria mal preso e di cui il poco felice mio petto risente ancora. Sia ciò di giustificazione all’involontario ritardo di que- sta risposta. La cariss. vra è scritta con franchezza ed a cuore aperto, ciò che ad onta dell’amaro argomento ho gradito moltissimo come prova della vostra bontà per ine, e ve ne ringrazio di tutta l’anima. Sono poi nella stessa bontà vostra sicuro che non vorrete offendervi se con pari inge- nuità e franchezza prendo a rispondervi. Voi dite bene che se avessi potuto sospettare la vostra domanda priva di consentimento paterno, o non avrei impiegato le mie premure ad ottenervi il noto passaporto, o sospendendone l’impegno, avrei pre- gato voi (e non altri che voi) a farmene avere l’assenso del vostro Sig.r Padre, senza del quale nè io avrei avventurato mai la mia opera, nè, trattandosi della vostra età e stato di figlio di famiglia, la Superiorità medesima ve lo avrebbe accordato. Io lo richiesi per voi con buona fede, perchè me ne assicuraste il paterno piacere; il Governo me lo accordò sulle assertive mie dopo quanto me ne scrivevate che vi con- correva il suddetto consenso. E senza que’ giri di simulazione e di secrete manovre delle quali è affatto incapace il bene noto carattere mio e che mi sembrano ingiustamente passarvi forse per l’animo, della buona fede mia siavi appunto riprova l’avere accluso il passaporto allo stesso Conte Monaldo in occasione che ebbi di scrivergli, supponen- dolo, come io dovevo supporlo ed avendomene assicurato voi, inteso e contento. L’affare senza che altrimenti ne pensiate è andato natu- ralmente per mia parte così. E sebben per parte vostra e da voi stesso rilievo che per parte vostra e sulle vostre assertive ho corso rischio di compromettermi col Governo, e, ciò che più mi dispiace, di perder l’antica e non mai alterata amicizia del vostro Sig.re Padre, non nego di provarne pena, ma non ve ne fo rimprovero, sodisfatto di quanto in questo proposito graziosamente mi esprimete, e compassionando una inavveduta mossa giovanile che altrimenti aveva ragion di temere