dere. Forse troppo vii cosa offrii al vostro esame. In ogni modo per-
donatemi. Di quelle sestine non ho pure una copia; ne [sic] posso molto
ritardare di offrirle alla Censura, e loro dar luogo nel Prospetto, che
per l’ordine dell’Accademia viene stampato. Se vi piace, rimandate-
mele, ond’io meco le porti a Macerata; o trattenendole, fate vi prego,
ch’io le riabbia al principio della settimana ventura. Rimando al Con-
tino Carlo le sue grammatiche inglesi; lo ringrazio di core; lo saluto
con infinita stima. Se a voi piace contarmi fra’ vostri ammiratori, io
sarò eternamente
Vostro aff. Serv.re ed Amico
Venanzio Broglio D’Ajano
253. |
A Leonardo Trissino. |
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Pregiatissimo Sig. Conte
Finattanto che il nostro Giordani s’è trattenuto costì, non
ho mancato ogni volta ch’io gli ho scritto di domandargli nuove
di V.S. nè di pregarlo che le facesse riverenza in mio nome.
Ora ch’egli è partito, desiderando pur sempre d’aver notizia di
V.S. conviene ch’io preghi Lei stessa a volermene soddisfare
per sua gentilezza. Anche avrò caro ch’Ella mi dica se ha più
nessuna memoria di questo ch’Ella accettò così benignamente
per servitore, e se mi conserva quella benevolenza che si com-
piacque di significarmi, non ostante il mio demerito. Io non mi
posso dimenticare di un giovane signore italiano così amore-
vole, nè di sentimenti così magnanimi, nè di tanti pregi e virtù
d’ogni sorta, che se fossero meno singolari in questa povera terra,
non sarebbe stoltezza lo sperar bene della nostra patria. Desi-
dero che questa le riesca meno fastidiosa che può, e ch’Ella
prenda in grado la sollecitudine ch’io porto di restarle sempre
in considerazione di suo
Dfho Obblmo Sfe
Giacomo Leopardi.