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aprile, e forse un poco di maggio: ritornato qua ci resterò un pezzo. Vorrei sperare che la nostra corrispondenza di qua sia meno sfortu- nata. La tua ultima però aveva segni evidentissimi di rottura; del che non mi sono mai accorto nè in tue lettere nè in altrui. Ma poco m’im- porta che altri si soddisfaccia delle nostre lettere; purché non man- chino a noi. Calciati e Pallastrelli ebbero le canzoni; e ti risposero: se le lettere non ti arriveranno sarà colpa delle poste nefandissime. Io m’ero imaginato che sarebbero potute mancare a Montani, ottimo e amabilissimo uomo: e però presi meco l’esemplare di Calciati in pre- stito, per lasciarglielo nel mio passaggio di Lodi. E infatti egli non aveva avute le canzoni già da me annunziategli, e da lui molto desiderate. Egli intanto le leggerà, e manderà a restituirle a Calciati, aspettando poi che da Recanati gliene venga il poterle possedere. Puoi tenere la lettera di Mai;2 il quale ti ha risposto ringrazian- doti delle canzoni, piaciutegli moltissimo. Anche son piaciute molto al mio buon Monti, che ti ha risposto. (Non devi credere di essere tenuto per un fanciullo. Di’ piuttosto che non sei ancora tanto uni- versalmente conosciuto quanto dovresti. Ma già son molti quelli che ti tengono per uomo e grandissimo e rarissimo). Presto vedrò Trissino in Vicenza: ma credimi che s’egli e Roverella non ti hanno risposto, è certissimo peccato delle poste, che le tue o le loro lettere si sono divorate: perchè quei due sono dei più cortesi che vivano, e miei ami- cissimi, e fortemente italianissimi, e di natura da doverti adorare. Così mi pare impossibile che il gentilissimo Stracchi ti manchi. Coltiva la corrispondenza di Perticari e di Borghesi, che sono bravissime per- sone e assai buone. Mi piace assai che tu scriva nell’Arcadico: la com- pagnia è buona; e servirà a farti più conoscere. Mi dispera quel non poterti cavare di cotesto speco senza spesa; perchè dove si può trovar subito un lucro che basti. Della milizia piemontese1 ho voluto saper meglio ciò che già non mi era ignoto. Non è facile, ma non è impossi- bile agli stranieri l’entrarvi; e mezzi buoni si troverebbero. Ma biso- gna pure spesa non piccola nell’apparecchio; e poi bisogna anche avere del proprio; e massime ne’ principii, che i gradi infimi (dai quali biso- gna cominciare) non sono lucrosi. Oh non puoi credere la continua puntura che ho profondamente da questo pensiero di te e di Carlo. Ma come fare? Ci penso sempre: ma in questo secolo privo affatto d’anime nobili, non ci trovo il verso. Scriverò più a lungo con più comodo. Se a scrivermi puoi aspettare il mio ritorno a Milano, è forse più sicuro. Abbracciami Carlino, saluta caramente Paolina: ricordati di volermi bene, e pensa che io ti amo quanto amar si può da un cuore come il mio. Addio ottimo e amatissimo. Addio.