vostra stampa. Venderne in Roma una certa quantità non è possibile,
perche [sic] quelli che si dilettano di tali prodotti, la posseggono già
mediante le distribuzioni fatte da Cancellieri, da Fucili, e da me. Mor-
dacchini col di cui mezzo voi sperate di farle rimettere nell’alta Italia
non è un librajo, ma un semplice stampatore di libri, e perciò non può
corrispondere alle vostre viste. Se fosse possibile di trovare altro sogget-
to che s’incaricasse di mandarne cinquanta copie a Napoli, e 50 a
Firenze, me ne chiamerei fortunato, e ne farò prattica. Colla prima
occasione ne manderò 50. a voi affinché [sic] l’Ab. Balietti le consegni
a Sartori in Ancona per spacciarle fra i suoi corrispondenti. Terrò pron-
to il pacco per l’Av. Pietro Brighenti, ma chi sa quando avrò l’oppor-
tunità di spedirlo. Già immaginerete, caro Nipote, che più di un paolo
non potrà ricavarsi da ciascuna copia, e che lento ne sarà lo smercio,
e più lenta la vostra riscossione. Tuttavia siccome il vostro primo scopo
è quello di farvi conoscere, poco sentirete il discapito nell’interesse.
Avete ragione di compiangere la morte del dotto Ackerblad, non
per le lettere, a di cui beneficio nulla ha fatto, ma per la terribile irre-
parabile sciagura di lui med.°, se l’infinita misericordia di Dio non lo
assistette negli ultimi momenti. Quell’infelice, in mezzo a tanta dot-
trina, non vedea quella luce che risplende agli occhi dei più ignoranti,
purché [sic] non siano schiavi della sensualità e della superbia. Can-
cellieri che il conosceva intimami mi fece questa spaventosa confi-
denza. Quid prodest tutto il resto?
Ai cari vostri Congiunti mille amorevoli saluti, e crediatemi
Il V.° Aff.° Zio
Carlo Antici
Piacenza 28. marzo [1819] |
Giacomino amatissimo, dopo la vostra 12. febraio sono stato sem-
pre in grandissima pena, avendovi scritto 5. volte, e nulla ricevuto
da voi, tranne le poche righe del 15. marzo. Dopo le quali vien final-
mente ieri la vostra 19. marzo a consolarmi un poco. Io per dispera-
zione avevo ultimamente raccomandato al Brighenti, che tentasse di
farvi in qualche modo sapere che io vi scrivevo sempre e sempre
indarno.1 Gli ho detto ancora che vi mandi = la Congiura de’ Baroni