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voi non mi dicevate il nome. Il Borghesi e il Perticari m’hanno risposto molto cortesemente e dato indizio d’avere avuto let- tere vostre in mio favore. E quanto al Perticari, mi esorta a man dargli articoli pel suo Giornale Arcadico. Già questa, o mio caro, è stralunga, e avrete poi la giunta della mia dei 19, che dovrà certamente annoiarvi, e però credo che di buon cuore mi perdonerete, se neppur questa volta vi scrivo de’ miei disegni d’opere in prosa. Sto dietro a conside- rare l’Eusebio del Mai giuntomi poco fa, e ci trovo una gran messe d’osservazioncelle che vorrei disporre in una lettera su questo particolare. E dovrebb’essere compagna di quella sul Dio- nigi, di due sul Frontone, l’una letteraria già cominciata, e l’al- tra critica, e di una sul resto delle scoperte del Mai. Con tutti questi disegni e cogli altri molti che ho in testa, io sono un pol- trone che perdo mezza giornata in dormire, e volendo (come vorrei) scrivere un articolo sul vostro discorso da mandarlo al Perticari, vi so dir che il tempo mi vien proprio meno. Mio caris- simo, vogliatemi bene, ch’io ve ne voglio infinito, e così Carlo. Mio padre mia madre e Paolina vi risalutano di tutto cuore. Man- derò, secondo che mi dite, al Brighenti un involto delle Can- zoni, e quanto al danaro, mi giunga o no, poco monta. Addio mio carissimo, e v’abbraccio tenerissimamente. Addio, addio.

201. Ad Agostino Alessandro Calciati.
[Recanati 22. Marzo 1819.]

Stimatissimo Sig. Conte Bench’io non sia noto a V. S. nondimeno Ella non deve cre- dere di non esser conosciuto se non da coloro ch’Ella conosce, essendo proprio della virtù il farsi noto ancora a quegli di cui ella non ha contezza, stante il poco merito loro. Piuttosto si dovrà maravigliare ch’io senza altro motivo che questo della sua virtù, abbia preso coraggio d’offerirmele spontaneamente per servitore, e di più recarle un dono così miserabile com’è questo