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ma nemmeno il primo mi sia ancora stato spedito, ch’io sappia. Tuttavia comprendo dalle parole di V. S. ch’Ella ha pubblicato il principio della sua Gerusalemme,1 e non si faccia maraviglia ch’io non lo sapessi per altra parte, giacché presentemente mi trovo senza Giornali in un buio spaventevole. Il carico è grave effettivamente, com’Ella dice, ma le sue forze non son da meno; e per quello che ho sentito dire a chi avea letto qualcheduno de’ suoi Canti scritti a penna, Io congetturo che siccome per lo passato si costumava di nominar la Gerusalemme senz’altro aggiunto, volendo dir quella del Tasso, e questo a cagione del- l’eccellenza che l’assicurava dal potersi confondere con nessu- n’altra Gerusalemme, così per l’innanzi converrà nominar diste- samente la Gerusalemme liberata per distinguerla dalla sua. Certo ch’io per la gloria di questa nostra patria, avrei molto caro di poterla incoraggire, ma vedo bene che un uomo da nulla come son io non le può far animo con esortarla nè lodarla; oltre che non dubito, e anche m’accorgo da ciò che V.S. mi scrive, ch’Ell’ha in se stessa tanto vigore e coraggio quanto non le potrebbe derivare dalle parole di nessun altro, non che mie. Non- dimeno ho pensato un’altra maniera d’inanimarla e rinvigorirla, che avendo sperimentata profittevole a me, vorrei che riuscisse altrettanto a Lei. Perchè quando m’avviene d’apparecchiarmi a qualche fatica in genere di scritture, che abbia somiglianza con quella di qualcun altro giudicata di poco pregio, avanti di por mano all’opera mia, leggo quest’altra, e in quella facilità di far meglio trovo lena e stimoli di mettermi all’impresa; e quei difetti che osservo mi riscaldano e persuadono ch’io farò ben altro e n’avrò lode. Acciò pertanto ch’Ella abbia quest’opera di nessun valore da mettersi avanti agli occhi, somigliante alla sua nel resto, e di più recentissima, ho determinato di spedirle con questa presente per la posta una mia traduzione del secondo libro dell’Eneide stampata due anni sono, ch’Ella certamente non ha letta nè sentita nominare perchè non fu vista se non da pochissimi. Non ostante però ch’io le mandi questo liber- colo a effetto ch’Ella prenda nuove forze dal paragone della mia debolezza contuttociò non vorrei che mi tornasse a troppa ver-