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ne scordate). Scrivetemi il più che potete; e amatemi sempre, perchè io vi adoro. Addio addio. Toglietemi di pena, facendomi saper subito che questa vi sia arrivata. Se trovate modo di mandare un buon plico delle vostre canzoni al Signor Brighenti sopradetto mio amicissimo, non dubitate che ve le venderà bene, perchè io glielo raccomando; e vi farà avere il danaro, almeno in Ancona.

193. A Cesare Arici.
Recanati 8 Marzo 1819.

Stimatiss. Sig. Prof. Non verun amico di V. S. ma semplicemente la fama comune e parecchi de’ suoi versi m’hanno informato del suo valore: e questo medesimo ch’io scrivo presentemente a Lei per combat- tere la sua modestia, lo scrissi due anni fa per prevenire i sospetti soliti a nascere in queste tali occasioni. E fu in una nota a quel- l’articolo dove m’accadde far memoria di V. S. ch’Ella lesse, poi- ché mi scrive d’averlo letto,1 nello Spettatore italiano. Ma la nota, siccom’era piuttosto franca e risentita, parve allo Spetta- tore di tralasciarla, e in vece ne mise una propria, dove diceva il contrario.2 DelTEneide, Ella mi dà una carissima notizia avvisandomi che l’ha quasi finita di tradurre, il che mi riesce tanto più caro quanto nuovo, perch’io non sapea dell’Eneide, ma solamente delle Georgiche, e di queste dissi in quell’arti- colo, e ora avrei per somma grazia di sapere s’Ella abbia in animo di pubblicarle, e quando. Concorro totalmente neH’opinione di V. S. che il poema del Caro, com’è bellissimo per se stesso, così non passi il mediocre in quanto è traduzione dell’Eneide latina, anzi abbia scambiato formalmente il carattere dello stile virgi- liano ch’Ella conosce ed esprime ne’ suoi versi con tanta perfe- zione. Io non so perchè, avendomi avvertito il Giordani molti mesi addietro d’avermi fatto ascrivere alla stampa delle opere di V.S. non solamente il quarto volume di cui Ella mi parla,