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il vostro replicare a due mie, immediatamente scrittevi dopo quella, alla quale rispondete coll’ultima vostra sopradetta dei 12. Ma oh dio, sono pur dunque dolorose e maledette le poste: o si divorarono quelle mie due lettere, o le vostre risposte: e non so qual mi debba più dolere. In ogni altro caso mi dorrebbe senza paragone più d’aver perdute le vostre: ma questa volta mi duole sommamente la perdita delle mie, che vi recavano grati avvisi. Perchè le vostre stupende canzoni, non giuntemi mai più nè prima nè dopo per nessun’altra via, pur mi giun- sero quella volta, di che subito vi scrissi, dicendovi com’elle m’erano piaciute assaissimo. Ma un ordinario appresso dovetti dirvi ch’elTe- rano piaciute tanto e tanto a un infinito numero di gente in questo paese: e anche ora che io vi scrivo sono tuttavia in giro, perchè ognuno (e sino le donne) vogliono copiarle; e io dopo quel primo momento, non le ho mai più potute ricuperare. Di voi si parla come d’un dio, e di quelle canzoni come di un miracolo: potete imaginarvi con quanta consolazione del vostro amicissimo. Ma io ho ben poi una grandissi- ma amarezza, passandomi già quasi un mese senza che mi scriviate. E peggio ancora che la vostra ultima, con logica non diritta (per quanto a me pare) ma certo con mio gravissimo danno, dalle mie malinconie conchiude di dovermi scriver breve; dove anzi dal mio bisogno d’essere confortato, e dal conforto sommo che di voi e delle vostre lettere prendo, era da conchiudere che amorevolmente sosteneste, per mia con- solazione, la fatica di scrivermi a lungo. E spero certo che Io farete, se la maledetta fortuna non impedirà di giugnervi a questa mia preghiera. Da Borghesi e da Perticari non ho mai lettere; e stupiscone: e so che anche altri loro amici ne mancano. Non capisco niente. Il Mai ha avuto ultimamente una vostra lettera, ma non le canzoni. Vi scriverà; e mi dice di salutarvi infinitamente. Ma quelle canzoni bisogna dif- fonderle. Si troverebbero anche compratori; ma come si farebbe a ricu- perare i danari, in partite sì minute? e di chi fidarsi? Dunque per que- sta volta cominciate dal donarle: perchè quello che prima importa è che siano diffuse, e conosciuto universalmente un facitore di simili maraviglie. Già v’indicai persone a cui indirizzarle. Ora ripeto, e aggiungo, se non vi dispiace il mio consiglio: potreste mandarle (e ne farete piacere anche a me) in Piacenza = al Conte Alessandro Calciati - al Conte Ettore Pal- lastrelli (non mancate) in Parma = al Conte Professor Giacomo Sanvitali - al Professor Angelo Pezzana Ducale bibliotecario